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Papa Francesco ai ginecologi: “Aborto prodotto della cultura dello scarto”

Il Papa parla di quella che definisce la “cultura dello scarto” e ammonisce: “Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente a essere abortito, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo”.
A cura di Susanna Picone
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Papa Francesco è tornato oggi a parlare di aborto, argomento già trattato nella lunga intervista concessa a “Civiltà cattolica” e durante la quale ha chiesto misericordia per le donne pentite. Bergoglio ha incontrato i ginecologi cattolici in Vaticano e ha discusso insieme a loro della cosiddetta “cultura dello scarto”. “Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente a essere abortito – ha detto il Papa – ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato, ha sperimentato il rifiuto del mondo”. Francesco ha parlato anche degli anziani per cui vale lo stesso discorso: “Ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare!”. Dunque da parte del Papa è arrivato l’avvertimento ai medici riguardo la “diffusa mentalità dell’utile, la cultura dello scarto, che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti”. Una cultura che, secondo Bergoglio, ha un altissimo costo: richiede di eliminare essere umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli.

Il fine ultimo dell’agire medico deve rimanere sempre la difesa e la promozione della vita. Ai ginecologi il Papa ha dunque chiesto di essere “testimoni e diffusori di questa cultura della vita”: la Chiesa – ha spiegato Francesco – “fa appello alle coscienze di tutti i professionisti e i volontari della sanità, in maniera particolare di voi ginecologi, chiamati a collaborare alla nascita di nuove vite umane”. Quella dei medici ginecologi – ha sottolineato il Papa – “è una singolare vocazione e missione, che necessita di studio, di coscienza e di umanità”. Oggi il Papa è intervenuto anche sul rapporto tra fede e denaro: “Il denaro corrompe – ha spiegato nel corso dell’omelia – e l’idolatria del danaro allontana da Dio e indebolisce la fede e il pensiero. Non si può servire Dio e il denaro, e questo non è comunismo. Il denaro poi suscita invidie, gelosie e tormenti. Non si può servire Dio e il denaro”.

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