“Papà, Emanuela non respira”: la telefonata di Massimo Malavolta dopo aver ucciso la moglie ad Ascoli Piceno
"Papà, Emanuela sta male: non respira". Sono queste le parole che Massimo Malavolta, operaio di 48 anni originario di San Benedetto del Tronto, ha pronunciato al telefono col padre dopo aver ucciso la moglie Emanuela Massicci, maestra di 45 anni, questa mattina nella loro casa di Ripaberarda, piccola frazione del comune di Castignano in provincia di Ascoli Piceno, mentre erano presenti i figli di 11 e 10 anni.
È stato proprio l'uomo, in questo modo, a lanciare l'allarme. Ad aprire la porta d'ingresso ai soccorritori sono stati i due figli della coppia, mentre sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per forzare quella della camera matrimoniale dove si è consumato il delitto: hanno trovato l'uomo seduto sul letto, con i vestiti insanguinati e un coltello in mano, con accanto il corpo senza vita della donna. Quando sono entrati i carabinieri per disarmarlo è caduto a terra, svenuto.
Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, Malavolta si è tagliato i polsi con una lama, perdendo molto sangue. Dall'esame cadaverico, la moglie presentava "numerose tumefazioni al volto e in varie parti del corpo", mentre "non presentava, salvo più accurati e successivi approfondimenti, lesioni vitali da colpi di coltello", per cui si attendono i risultati dell'autopsia, che verrà effettuata nei prossimi giorni, per cercare di capire esattamente le cause della morte.
L'uomo, arrestato in flagranza per omicidio volontario, si trova al momento piantonato presso l'ospedale di Ascoli Piceno ed è attualmente ricoverato in rianimazione. I due figli minori, ora affidati ai nonni materni, non hanno assistito alla aggressione che ha determinato la morte della mamma, né al tentativo di suicidio del padre, perché si sono verificati nella stanza da letto chiusa a chiave dall'interno.
La procura di Ascoli Piceno, che coordina le indagini, ha fatto sapere che non c'è mai stata nessuna denuncia da parte della donna uccisa nei confronti del marito, nè alcuna segnalazione o intervento da parte delle forze di polizia per liti in famiglia, percosse, minacce o altro. Ma l'uomo, stando a quanto riportano i media locali, era già stato sottoposto nel giugno 2015 ai domiciliari per lesioni aggravate e atti persecutori ai danni di altra donna, peraltro con disabilità.