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Panama papers, procura di Torino apre un’inchiesta: sulle tracce degli 800 italiani

Gli inquirenti erano già al lavoro su un caso di esportazione di capitali illecito riguardante un falso invalido, Ahmid Raza Danaie, medico di origine iraniana, che si sarebbe rivolto a Mossack-Fonseca per nascondere 100 mila euro ottenuti da Inps e varie assicurazioni.
A cura di Claudia Torrisi
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guardia di finanza falsa rivista

È caccia agli 800 italiani presenti nei Panama Papers. La procura di Torino, guidata da Armando Spataro, ieri ha aperto le indagini sul reato di riciclaggio, affidate alla Guardia di Finanza. Gli inquirenti erano già al lavoro su un caso di esportazione di capitali illecito riguardante un falso invalido, Ahmid Raza Danaie, medico di origine iraniana, che si sarebbe rivolto a Mossack-Fonseca per nascondere 100 mila euro ottenuti da Inps e varie assicurazioni. "In relazione alle notizie apparse sugli organi di stampa il Nucleo di polizia tributaria è stato delegato dalla Procura della Repubblica ad acquisire dati e informazioni in ordine ai contenuti della lista ed avviare le procedure necessarie per l'acquisizione della medesima", hanno spiegato ieri gli uomini della Guardia di Finanza di Torino.

Acquisita la lista, la Gdf inizierà un'indagine che si preannuncia faticosa: l'elenco degli 800 italiani, infatti, non è una prova ma solo un "elemento indiziario", da vagliare nome per nome e con una riuscita che dipenderà dagli accordi internazionali dell'Italia: se esiste un'intesa, se si potrà avere una "cooperazione amministrativa" o se, invece, serviranno lunghe rogatorie. L'idela per gli inquirenti sarebbe che nelle carte vi fosse un indizio forte, con numero di conto o banca italiana autrice delle operazoni, per "seguire il denaro" partendo da accertamenti "in patria". Individuato il soggetto, partirà la corsa contro la prescrizione, visto che per gli addebiti tributari la regola è 4-5 anni – raddoppiabili a 8-10. Un'esportazione di capitali tra il 1975 e il 2003 non sarebbe più perseguibile. Poi cè la questione scudo fiscale del 2009 cui potrebbero aver fatto ricorso coloro che hanno esportato i capitali, o della volontary disclosure – collaborazione volontaria – del 2015. In ogni caso, per coloro che non potranno sfuggire agli accertamenti si profilano le accuse di omessa dichiarazione e infedele dichiarazione (con una pena fino a 3 anni), false fatturazioni (fino a 6 anni), riciclaggio e, solo dal 2015, autoriciclaggio (fino a 12 anni).

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