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News sulla morte di Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro, la vigilessa. “In quei trolley ho visto l’orrore. Mi sono sentita svenire”

Il sovrintendente capo della polizia locale di Pollenza era di turno la mattina del 31 gennaio 2018, quando a Macerata furono ritrovate le valigie dove era stato occultato il corpo fatto a pezzi della 18enne romana. “Abbiamo continuato a lavorare, ma a turno finito sono crollata” ammette Antonella Pennesi.
A cura di Biagio Chiariello
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“Appena il carabiniere davanti a me ha aperto la valigia, mi sono girata e ho detto: ‘Ti prego, dimmi che è un animale’. Lì per lì mi sono fatta coraggio, abbiamo chiuso la strada e continuato il ‘lavoro’’. Poi più tardi, a turno finito, mi sono sentita svenire, sono crollata. Pamela poteva essere una figlia, una nipote”. Antonella Pennesi, il sovrintendente capo della polizia locale di Pollenza, era in servizio la mattina del 31 gennaio 2018, il giorno in cui il corpo di Pamela Mastropietro, 18enne romana scappata dalla comunità dove viveva, fu trovato fatto a pezzi in diversi trolley abbandonati a Macerata.

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Oggi in un’intervista al Resto Del Carlino ricorda quegli sconvolgenti momenti. Ad aprire quelle valigie infatti c’erano lei e il comandante Tarcisio Feliziani, nell’ultimo giorno di lavoro prima di andare in pensione, oltre a due carabinieri della stazione locale. Una scena che, ovviamente, non dimenticherà mai. Quella sera avrebbe dovuto festeggiare il compleanno del marito Maurizio, ispettore di polizia locale a Tolentino. Ma lo stomaco "miè rimasto chiuso per diversi giorni”, ammette la Pennesi.  “Mai avrei immaginato di trovare una ragazza fatta a pezzi. Avevo sentito della scomparsa di una 18enne dalla comunità di Corridonia tramite Chi l’ha visto? e ricordavo che aveva un trolley di colore rosso, ma credevo che alla peggio lo avesse abbandonato lì, con le sue cose” dice. La vigilessa successivamente ha incontrato Alessandra Verni, madre di Pamela: “Era il giorno dell’inaugurazione della stele a Casette Verdini. Mi sono presentata alla mamma, allo zio, alla nonna, insomma ai familiari. Con la mamma ci siamo abbracciate e abbiamo pianto insieme. Tuttora a Pollenza basta vedere una valigia che la gente va nel panico e teme di rivivere quel terrore. È successo di recente, per un falso allarme”.

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