Palermo, “Mimmo è un capomafia”: la famiglia Tantillo rinnega il fratello pentito
Giuseppe Tantillo è morto. Non per davvero, ma metaforicamente. Ad annunciarlo è stata la sorella di Giuseppe, nella piazza del Borgo Vecchio di Palermo. "È morto, è immondizia". Così, senza troppi giri di parole, la famiglia Tantillo rinnega quel fratello che, divenuto collaboratore di giustizia, ha accusato il fratello Mimmo di essere un capomafia e di pretendere da molti commercianti del quartiere il pizzo. "Andate via, altrimenti vi scanno", ha gridato in seguito una delle tre sorelle Tantillo all'indirizzo della piccola folla di curiosi, per poi dirigersi contro i cronisti di Repubblica, minacciandoli e tirando loro dei calci. La famiglia del presunto capo mafia si dissocia, quindi, pubblicamente da quel fratello pentito.
L'inchiesta che coinvolge la famiglia Tantillo, alla quale ha preso parte anche Giuseppe, uno degli esponenti del presunto clan, è partita a qualche mese fa e già a maggio, interrogato, Giuseppe Tantillo fece delle dichiarazioni agli inquirenti che si stanno occupando del caso. Dichiarazioni che però vennero bollate come troppo generiche e non convinsero affatto gli investigatore. Poche settimane dopo, però, Tantillo è crollato e ha consegnato a magistrati e carabinieri la lista dei commercianti a cui il clan di Borgo Vecchio estorceva il pizzo. Un libro mastro con decine e decine di nomi. Una prova che, unita alle dichiarazioni di Tantillo, diveniva abbastanza rilevante all'interno dell'inchiesta. Non solo il libro mastro del pizzo, Tantillo decide di collaborare con gli inquirenti e fa alcune dichiarazioni, sostenendo che il fratello Mimmo Tantillo, gestore di un famoso chiosco sito nella piazza principale di Borgo Vecchio, è il capo mafia della cosca di quartiere. Con queste dichiarazioni, quindi, Tantillo diventa collaboratore di giustizia a tutti gli effetti, scetenando l'ira della famiglia che ha deciso di scomunicarlo pubblicamente.