Palermo, mamma uccisa da dose letale di chemio: indagata la caposala che nascose la verità
C’è una nuova indagata per la morte di Valeria Lembo, giovane mamma palermitana di trentaquattro anni uccisa da una dose letale di chemio nel 2011, e nuove accuse per i tre medici già condannati. Secondo quanto scrive il quotidiano Repubblica, un avviso di garanzia è arrivato alla caposala di Oncologia del Policlinico di Palermo. La caposala sarebbe indagata per falsa testimonianza dal sostituto procuratore Francesco Gualtieri. Nel 2014, secondo la giudice Claudia Rosini che ha poi chiesto nuove indagini, la donna dichiarò il falso e nascose la verità. Nuove accuse arrivano anche per Sergio Palmeri, Laura Di Noto e Alberto Bongiovanni, i tre medici che hanno incassato le condanne più pesanti. Ora dovranno rispondere di “falsità commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”. Uno di loro avrebbe cancellato lo zero nella cartella clinica per far risultare che era stata segnata la dose corretta, gli altri due avrebbero scritto in cartella che la vittima all’indomani dell’errore medico, quando già era ricoverata per gravi disturbi, era in “discrete condizioni cliniche generali” e hanno omesso di indicare, nello spazio riservato alle terapie effettuate, di riportare quella somministrazione sbagliata.
La tragica storia di Valeria Lembo – Il processo per la morte di Valeria Lembo, che adesso è in attesa della Cassazione, in questi anni è stato contraddistinto da accuse reciproche tra gli imputati. Il giudice di primo grado parlò del caso come di “un assassinio in piena regola” nelle motivazioni della sentenza. Era il 7 dicembre del 2011 quando venne iniettata una dose di vinblastina dieci volte maggiore a Valeria, che era mamma di un bimbo di sette mesi. Uno zero in più poi maldestramente cancellato che condannò a morte la donna tra atroci sofferenze durate oltre venti giorni. La giovane mamma stava curando un linfoma di Hodgkin.