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Palermo, il boss Gaetano Scotto arrestato per mafia: “Percepisco il reddito di cittadinanza”

Gaetano Scotto, il boss di Cosa Nostra arrestato ieri a Palermo, ha confessato al Gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia di percepire il reddito di cittadinanza. L’uomo, a capo del clan dell’Arenella era stato fermato insieme ad altre otto persone, tra cui il fratello della vedova di Vito Schifani,
A cura di Ida Artiaco
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Era considerato uno dei massimi esponenti di Cosa Nostra, eppure il boss mafioso Gaetano Scotto, 68 anni, arrestato ieri a Palermo nel corso di una operazione coordinata da Dda, ha confessato oggi al Gip nel corso dell'interrogatorio di garanzia di percepire il reddito di cittadinanza. Scotto, coinvolto nell'indagine sulla strage di Via D'Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta, era stato scarcerato nel 2016 ed è stato fermato di nuovo ieri insieme ad altri otto mafiosi del clan dell’Arenella, di cui secondo gli inquirenti era lui stesso il capo.

Scotto è indagato anche per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida insieme al boss Nino Madonia. Nei giorni scorsi il procuratore generale Roberto Scarpinato, ha inviato un avviso di chiusura indagine, che prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. Agostino e la moglie furono assassinati davanti alla loro casa di villeggiatura a Villagrazia di Carini la sera del 5 agosto 1989. L'uomo tuttavia ha sempre negato di appartenere alla mafia e di essere coinvolto nel delitto. In più negli l'inchiesta si è dovuta confrontare con molte ombre e con tentativi di depistaggio contro i quali si è battuto il padre di Nino, Vincenzo Agostino.

Poco dopo la sua scarcerazione, secondo gli investigatori della Dia, Scotto aveva ripreso il controllo e il recupero del suo ruolo e della sua autorità all’interno di Cosa Nostra. Fu persino ossequiato anche alla festa di Sant’Antonio da Padova del 13 giugno 2016, come hanno documentato le indagini della Dda di Palermo (aggiunto Salvatore De Luca, sostituti Amelia Luise e Laura Siani) nell’inchiesta che ha portato a 8 arresti tra cui il fratello della vedova di Vito Schifani, Rosaria Costa, moglie del poliziotto che faceva parte della scorta di Giovanni Falcone e che morì nell’attentato di Capaci.

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