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Palermo, 62 arresti per associazione mafiosa. A capo dei clan due anziani padrini

In manette i capimafia di Villagrazia, la parte orientale di Palermo, e di San Giuseppe Jato, grosso centro della provincia. Mariano Marchese e Gregorio Agrigento avevano ottant’anni, ma stavano guidando la riorganizzazione di Cosa nostra nella zona.
A cura di C. T.
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Sessantadue ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Palermo sono state eseguite questa mattina dai carabinieri, coordinati dalla Procura di Palermo, nei confronti di soggetti accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, ricettazione, favoreggiamento e reati in materia di armi aggravati dal metodo mafioso. Nell'operazione, denominata "Brasca-quattro.zero", sono stati sequestrati beni immobili e attività commerciali.

Il blitz di questa mattina è frutto di due indagini dei Ros e dei carabinieri di Monreale nei confronti del mandamento di Villagrazia-Santa Maria di Gesù e di quello in provincia di San Giuseppe Jato. Tra gli arrestati i due anziani padrini: Mario Marchese – detto "zu Mariano" –  settantasette anni, tra i fedelissimi di Totò Riina a capo di Villagrazia affidatagli proprio dal super boss nel 1981 dopo l'assassinio di Stefano Bontate, e Gregorio Agrigento, di ottantuno anni, legato ai Brusca di San Giuseppe Jato. Dopo aver scontato anni di carcere facevano ormai apparentemente una vita da pensionati. Secondo le indagini dei pm Sergio Demontis e Francesca Mazzocco, i due stavano guidando la riorganizzazione di Cosa nostra a Palermo e provincia.

Commercianti e imprenditori si recavano in pellegrinaggio dai due capimafia. Uno di questi, che aveva subito due attentati nel suo cantiere, si rivolgeva a Marchese così: "Ora, io voglio sapere se è rivolto a me, visto che c’è stata una seconda volta. Come mi devo comportare… mi devo guardare io o si devono guardare gli altri?". Il boss rispondeva che si trattava di cani sciolti, microcriminalità, e provava a mettere ordine. Sarebbero circa una decina gli episodi di estorsioni scoperti nell'ambito dell'operazione. Ma, ha spiegato il colonnello Giuseppe De Riggi, Comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo "nessuna delle sedici vittime ha denunciato le estorsioni". Sono piccoli commercianti che per anni hanno pagato il "pizzo" per paura di ritorsioni di Cosa nostra.

Stando alle intercettazioni, tra i due padrini c'era parecchia rivalità. Spesse volte si sente Marchese lamentarsi di Agrigento, colpevole di non rispettare ossequiosamente le regole mafiose: "A Gregorio gli è partito il cervello". Ci sarebbe stata una guerra di mafia sul punto di esplodere, con almeno due progetti di morte pronti a partire. Oltre ai "volti noti" della mafia palermitana, tra gli arrestati c'è anche un fisioterapista a domicilio, che mirava di imporsi a Monreale e che nelle intercettazioni si descriveva come "un soldato diventato generale", che avrebbe messo le mani sul 60% dei lavori edili pubblici e privati.

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