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Pagelle per presidi e professori, il governo Renzi ci pensa

Dopo le raccomandazioni della Commissione europea sull’insegnamento, ci sarebbe stata una accelerata da parte dell’esecutivo su una riforma già in cantiere. L’obiettivo è “collegare le retribuzioni al merito e ai risultati”
A cura di Biagio Chiariello
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Le valutazioni degli studenti potrebbero cominciare a pesare sui destini delle scuole e delle università italiana. Si fa ormai sempre più concreta l’idea di estendere le pagelle per presidi e professori a tutti gli istituti scolastici italiani. Anche perché ce lo chiede l’Europa. Ieri infatti, come ricorda Repubblica, è arrivato il monito della Commissione europea che ha invitato il Belpaese a fare “sforzi per migliorare la qualità dell’insegnamento e la dotazione di capitale umano a tutti i livelli di istruzione: primario, secondario e terziario”. “L’insegnamento – proseguono da Bruxelles – è una professione caratterizzata da un percorso di carriera unico e attualmente da prospettive limitate di sviluppo professionale. La diversificazione della carriera dei docenti, la cui progressione deve essere meglio correlata al merito e alle competenze, associata ad una valutazione generalizzata del sistema educativo, potrebbero tradursi in migliori risultati della scuola”.

Pagelle per i prof, riforma già in cantiere

Sono ancora poche le università scuole  italiane che hanno infranto il tabù della valutazione degli insegnanti. A Padova – uno dei migliori atenei nazionali – due professori a contratto del dipartimento di Scienze economiche e aziendali – si sono visti negare il rinnovo del contratto dopo le valutazioni negative di alcuni studenti. Col Governo Renzi questa politica potrebbe essere dunque estesa a tutti gli altri atenei e scuole (medie e superiori). Tra le riforme annunciate all’indomani della vittoria elettorale quasi sicuramente “ci sarà quella che metterà fine allo stipendio dei prof concatenato ai soli anni di servizio per gli insegnanti e la valutazione dei dirigenti scolastici. L’operato del preside verrà valutato annualmente in base a sei indicatori. Sulla questione non ci dovrebbero essere forti contrasti: i sindacati sono ‘abbastanza’ d’accordo”, si legge su Repubblica.

"Collegare le retribuzioni degli insegnanti ai risultati"

La partita più difficile da portare in porto sarà invece quella della valutazione degli insegnanti. I partiti di maggioranza hanno raggiunto un sostanziale accordo. Adesso si tratta di capire come differenziare gli stupendi degli insegnanti. Al momento, nessuno se la sente di parlare di un argomento che è stato tabù dal dopoguerra ad oggi. Dal cantiere uscirà una proposta con diverse sfumature. Saranno poi le forze politiche e sociali a confrontarsi sul tema per tracciare la strada da intraprendere. Un a strada che si prevede piuttosto impervia visto che la categoria mal digerisce i giudizi sul proprio operato. Tra le ipotesi più accreditate la differenziazione dello stipendio in base alle funzioni aggiuntive assegnate all’insegnante e al tempo passato a scuola oltre l’orario di insegnamento.

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