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Paestum, da capitale della Magna Graecia a regina degli abusi (REPORTAGE)

Viaggio nella città antica tra incuria e sprechi. I circa 50 milioni di euro arrivati negli ultimi trenta anni al comune di Capaccio, non sono bastati a ridare splendore alle rovine, lasciate al proprio destino. Intorno un mare di cemento di case abusive e opere inutili.
A cura di Vincenzo Sbrizzi
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La prima cosa che si nota appena arrivati a Paestum è un rudere diroccato. Nulla a che vedere con la città antica, è solo la vecchia stazione ferroviaria che sorge accanto alla nuova. E' completamente abbandonata e tutti i progetti di riqualificazione sono stati riposti nei cassetti del comune di Capaccio. Non ci sono i soldi? In prima battuta è questa la spiegazione che viene data da molti ma a ben vedere a Paestum di soldi negli ultimi cinquanta anni ne sono arrivati abbastanza. Circa 50 milioni di euro di cui 22 solo per il Pit grande attrattori. Tre milioni sono stati utilizzati per costruire due parcheggi gemelli. Uno difronte alla stazione a cui si accede solo tramite la ferrovia. I costruttori hanno pensato bene di realizzarlo pochi centimetri sopra le rovine storiche. Adesso è totalmente abbandonato e a frequentarlo sono solo tossicodipendenti e ladri di rame.

Al parcheggio gemello si arriva tramite una strada realizzata all'interno dell'area archeologica che arriva sino ai templi ed è dotata addirittura di un percorso in tec mai utilizzato. E' anch'esso abbandonato e si trova accanto a quello che è insieme uno spreco e un delitto alle rovine della città antica. Si tratta dell'ex stabilimento della Cirio, adesso completamente fatiscente. Negli anni cinquanta lo stabilimento venne costruito sopra il santuario di Santa Venera. Con la dismissione il capannone industriale è stato praticamente riacquistato dallo stato per tre milioni di euro per poi abbandonarlo al proprio destino per mancanza di fondi. La Regione si è rifiutata di concedere un ulteriore finanziamento per un'ulteriore riqualificazione. Il risultato è che il solaio sta crollando sugli scavi e le macerie stanno inquinando una delle testimonianze più importanti della città antica.

Il manto di cemento maggiormente visibile è la strada di epoca borbonica che spacca in due la cinta muraria. Arriva fino all'anfiteatro romano ed è in parte pedonalizzata. Ma soprattutto serve a dividere i 25 ettari di città antica di proprietà pubblica dai 95 di proprietà privata. La parte pubblica, quella dove sorge il famoso tempio di Nettuno, è visitabile dai turisti, la parte privata no. Ma cosa più importante, i privati nel loro spazio fanno agricoltura intensiva che ha abbassato il livello del suolo coltivabile di cinquanta centimetri e sono state trovate sui resti della città antica i solchi lasciati dagli aratri.

 Non solo sprechi ma anche abusivismo edilizio a Paestum. Come nell'agglomerato di abitazioni, containers e baracche abusive che sorge prima della spiaggia e che viene chiamato Shangai. Un intero quartiere che inizia a cinquanta metri dalla cinta muraria dove sorgono centinaia di manufatti abusivi. Così si può trovare una macelleria accanto ad una torre angioina, una serie di baracche che ospitano negozietti per i bagnanti, e prefabbricati accanto a villette abusive. Dall'alto di Porta Marina, una delle quattro porte della città antica, si vede tutto. Sono circa tremila le abitazioni abusive e sono circa 50 gli ettari edificati all'interno dell'area vincolata per legge. Per legge il 10% dei manufatti sono abusivi. Senza contare infine, le tante necropoli trovate, sempre nell'area vincolata, e diventate vere e proprie discariche. Tombe a camera costruite nell'arenaria circa cinquemila anni fa, nell'età del rame, che custodiscono pneumatici materassi e tutti i tipi di rifiuti ingombranti.

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