Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia trenta anni fa: “È entrato nella coscienza delle persone”

Maurizio Artale presidente del Centro “Padre Nostro” di Brancaccio: “Puglisi fu coerente con ciò che è la Parola di Dio. Portiamo avanti i suoi sogni che oggi sono realtà.”
A cura di Roberto Marrone
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Padre Pino Puglisi
Padre Pino Puglisi

Era il 15 settembre del 1993, ben trent'anni fa quando la mafia tolse la vita, con un colpo di pistola alla testa, a don Pino Puglisi parroco di un quartiere difficile di Palermo. Una realtà, quella che trovo Puglisi nel 1990 quando arrivò a Brancaccio, molto particolare, dove la mafia, il malaffare e la malavita impattavano sull'intero territorio. Lui però decise di provare a cambiare le sorti di quel quartiere. Una missione, la sua, che portò Puglisi a perdere la vita proprio perché tentava di riscattare i giovani.

Cercò di convincerli che non esistevano solo pistole, droga e malaffare e lo fece iniziando a dare servizi e svaghi che in quel quartiere non erano mai arrivati, come l'oratorio, un parco o dei momenti di divertimento per i più giovani piuttosto che la risoluzione di quei problemi che affliggevano il territorio. Tutto questo lo realizzò anche grazie al Centro “Padre Nostro” da lui istituito e voluto e che ancora oggi porta avanti gli obiettivi che don Pino Puglisi ha lasciato come eredità.

“Oggi abbiamo un centro anti-violenza, abbiamo una casa che accoglie mamme vittime di abusi e maltrattamento e i giovani hanno dei luoghi dove potersi riunire. La gente oggi ha compreso che il centro “Padre Nostro” vuole aiutare quei bambini a non entrare in un vortice che poi li può portare a commettere crimini efferati". Sono queste le parole di Maurizio Artale, raggiunto dai microfoni di Fanpage.it, oggi presidente del Centro “Padre Nostro” di Brancaccio che ci ha anche permesso di visitare la casa dove Pino Puglisi abitò fino alla sera del suo omicidio.

Una casa molto piccola, molto semplice con un piccolo studio, un bagnetto minuscolo, una sala da pranzo e una camera da letto che il sacerdote condivideva con il proprio papà. E fu proprio il papà a insegnare a don Pino come lavorare le suole delle scarpe e infatti nel suo piccolo studio, vi sono conservate le forme e gli arnesi che utilizzava per rifarsi le suole in autonomia.

"Pino Puglisi fu un prete coerente con ciò che è la Parola di Dio e ciò che diceva durante le sue omelie, viveva in grande povertà. A volte uno fuori ha quel senso del servizio – dice Artale – e poi dentro non lo mette in pratica, ma non era proprio il caso suo.”

Camera da letto di don Puglisi
Camera da letto di don Puglisi

Il giorno del suo 56° compleanno Padre Puglisi venne preso di spalle da chi lo uccise  ma non esitò un attimo e voltandosi, con un grande sorriso disse: “me l'aspettavo”.  Come ci racconta Artale: "Puglisi venne ucciso per tutto quello che lui aveva fatto nei tre anni che è stato a Brancaccio e perché la mafia ha capito che Puglisi non era quel prete che faceva degli interventi spot. Lui è entrato nella coscienza delle persone e gli ha fatto capire che potevano avere un'alternativa e questo ha fatto paura alla mafia."

Il centro "Padre Nostro" per Padre Pino Puglisi era un sogno, fu inaugurato a gennaio del 1993, pochi mesi prima di essere ucciso. Come dice il presidente Artale però "lui ha messo le prime pietre nel Centro, non soltanto dell'edificio ma concettualmente". Oggi, a distanza di trent'anni però il sogno di don Pino è realizzato; quello che lui desiderava è realtà visto che il quartiere di Brancaccio, nonostante ancora tante difficoltà, è rinato e adesso i residenti hanno il centro "Padre Nostro" come punto di riferimento.

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