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Padre e figlio uccisi in Zimbabwe: “Sono stati scambiati per bracconieri”

Claudio e Massimiliano Chiarelli, padre e figlio uccisi dal fuoco di alcuni ranger nella riserva di Mana Pools durante un’operazione anitibracconaggio, si sarebbero persi e ignorato le indicazioni.
A cura di Biagio Chiariello
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Le indagini sulla morte di Claudio e Massimiliano Chiarelli, padre e figlio di 64 e 28 anni, rimasti uccisi lo scorso 13 marzo in una sparatoria all'interno del parco di Mana Pools nello Zimbabwe, sembrano essere arrivate ad una svolta. Come riporta Il Mattino di Padova, padre e figlio, oltre al veterinario padovano di Cadoneghe scampato alla morte, Francesco Marconati, 59 anni, e le altre sei persone che erano con loro, sarebbero state aggredite dalla seconda squadra di ranger, nell’ambito di una operazione antibracconaggio, perché si trovavano nel posto sbagliato.

Secondo la ricostruzione della polizia di Harare, il comandante dell'operazione avrebbe indicato al gruppo un punto della riserva da raggiungere: per individuarlo, avrebbero dovuto cercare delle frasche lasciate proprio dalla seconda squadra di ranger per segnalare che vi erano passati i bracconieri. Ma, come testimoniato da Marconati, quel luogo, non sarebbero riusciti a trovarlo.

A quel punto la squadra avrebbe deciso di fare ritorno alla base di controllo di Nyakasikana, ma, anche in questo caso, non sarebbero state rispettate le indicazioni: Claudio si sarebbe fermato più indietro, a 25 metri dal punto dove poco prima erano passati i bracconieri. I ranger li avrebbero quindi scambiati per cacciatori di frodo, aprendo il fuoco: “Dopo gli spari ci siamo alzati ridendo, credevamo tutti che gli altri ranger avessero preso i bracconieri. Solo dopo ci siamo accorti che Claudio e Massimiliano erano stati colpiti. Erano in una pozza di sangue, già morti” spiega Marconati.  Le indagini, che al momento sembrano propendere per un tragico incidente: Jonathan Chasi, Moses Gwanda e Innocent Watch, risultano ora indagati e in stato di fermo in Zimbabwe .

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