“Padre e figlio uccisi da killer pagato dai familiari”, svolta nell’omicidio dei La Placa ad Agrigento
A distanza di 32 anni è tornato in aula il cold case sul duplice omicidio di Gaetano e Salvatore La Placa, padre e figlio uccisi nel 1992 nelle campagne di San Biagio Platani, in provincia di Agrigento.
Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha disposto il rinvio a giudizio dei tre imputati: il 77enne Luigi Costanza, la 56enne Carmela La Placa e la 67enne Rosalba La Placa, che a maggio erano stati indagati per concorso in omicidio. Le donne, per le quali si ipotizza anche l’aggravante della premeditazione, sono le figlie di Gaetano. L'uomo è accusato di essere stato esecutore materiale dei delitti.
La prima udienza, davanti alla Corte di assise, è in programma il 26 novembre.
Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, Carmela La Placa avrebbe manifestato alla madre la volontà di fare uccidere il padre. Il movente sarebbe da ricercare in dei dissidi familiari e, in particolare, nell’allontanamento dall’abitazione del genero. A sua volta, la madre Rosalia Guadagnano (oggi deceduta) avrebbe acconsentito all’uccisione del marito perché vittima di maltrattamenti in famiglia.
Secondo l'accusa, l’omicidio sarebbe stato commissionato a Costanza per un importo di 50 milioni di lire pagati con la riscossione di buoni fruttiferi intestati alla vittima, un'auto e dei cani da caccia.
Sarebbero stati moglie e figlia, sempre stando alla ricostruzione, ad avvisare il sicario non appena Gaetano La Placa, in compagnia del figlio, uscì di casa per dirigersi in contrada Mandralia, a San Biagio Platani, a bordo di una Fiat 127. Costanza con una scusa li avrebbe fatti accostare per poi sparare alla testa prima al padre e poi al figlio.