Ottant’anni fa la strage nazista di Civitella, il racconto di Ida: “Bruciarono i morti con le loro case”
"Quei morti con gli occhi aperti e la bocca spalancata non me li dimenticherò mai". Ida Balò aveva solo 14 anni quando le truppe naziste misero a ferro e fuoco il suo paese, Civitella di Val di Chiana, uccidendo 244 persone. Era il 29 giugno 1944, la festa dei Santi Pietro e Paolo. I tedeschi uccisero tutti gli uomini adulti che trovarono lungo il loro cammino (a la Cornea, un paese vicino, non risparmiarono neanche donne e bambini) e poi diedero fuoco alle abitazioni con i cadaveri all'interno.
L'assalto dei partigiani
Ma cosa ha scatenato la rappresaglia? Undici giorni prima della strage un gruppo di tedeschi stava giocando a carte nel circolo di Civitella quando vennero attaccati da un gruppo di partigiani intenzionati a portare via le loro armi. L'agguato si trasformò in uno scontro a fuoco e due soldati nazisti rimasero uccisi. “Nessuno a Civitella disse i nomi di chi aveva ucciso i tedeschi. Ma quei nomi li sapevamo tutti” ricorda oggi Ida. Dopo l'uccisione dei due tedeschi il paese si svuota per paura di una rappresaglia. "Ci hanno rassicurato che non ci sarebbero state conseguenze – ricorda ancora Ida – e la sera prima del 29 giugno il paese era di nuovo pieno di persone. Non potevamo immaginare che il mattino dopo sarebbe scoppiato l'inferno."
Mattarella a Civitella 25 aprile
Di questa strage, nonostante sia la quarta per numero di morti dopo le Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema e Marzabotto, si è sempre parlato molto poco. Questo anche perché fino a 30 anni fa non c'era nel paese una linea comune per raccontare i fatti e soprattutto quello che era accaduto giorni prima con i partigiani. Solo nel 1994 infatti venne fondata l'associazione "Civitella Ricorda" e proprio nella sala dove avvenne lo scontro tra i partigiani e i nazisti oggi c'è un piccolo museo. Quest'anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto celebrare il 25 aprile proprio a Civitella, dando nuovo risalto a questa pagina di storia quasi dimenticata.