Ospedale senza acqua, saltano le operazioni a Lipari: “Ditta edile usava l’acqua della cisterna ospedaliera”

Era tutto pronto per l’operazione chirurgica programmata ma all’ultimo momento, mentre era pronta per andare in sala operatoria, una paziente si è vista rimandare l’intervento perché in ospedale mancava l’acqua. È accaduto sull’isola siciliana di Lipari dove le successive indagini hanno scoperto che tra i motivi ci sarebbe anche un allaccio abusivo di una ditta edile alla cisterna dello stesso nosocomio.
Il singolare caso, denunciato da un’isolana al Giornale di Sicilia, è stato poi confermato anche dal primario del reparto in cui la donna doveva essere ricoverata, il dottor Enzo Compagno. “Da giorni l'acqua arriva col contagocce, abbiamo la cisterna vuota e le autobotti non riescono a garantire al cento per cento il necessario per cui abbiamo rinviato gli interventi ambulatoriali” ha spiegato il medico.
La denuncia ha mobilitato l’amministrazione comunale che, dopo le verifiche del caso, ha confermato che la grande cisterna che rifornisce il piccolo ospedale dell’isola si è svuotata in poche ore. Secondo il Comune, alla base di tutto vari problemi di perdite ma anche un allaccio abusivo di una ditta edile che stava facendo lavori sul posto e che ha accelerato il processo di svuotamento dei serbatoi lasciando a secco tutti.
“Ad indagine fatta, risulta una grossa perdita all'impianto di condizionamento che dura da mesi. Inoltre, la ditta edile che effettua lavori nell'ambito ospedaliero si rifornisce d'acqua dalla stessa cisterna, senza nessun contatore di cantiere” ha spiegato infatti l’assessore all’approvvigionamento idrico Gianni Iacolino
“Si è appurato che le imprese edili che stanno eseguendo lavori presso la struttura utilizzano le scorte idriche dell'ospedale, piuttosto che richiedere un allaccio di cantiere, corrispondendo i costi corretti per questo utilizzo” ha aggiunto l’assessore, affermando però che “La carenza di acqua segnalata al Comune in queste ultime settimane è stata sempre prontamente affrontata con l'invio di autobotti”.