Ospedale di Pescara in tilt, posti covid esauriti per picco di ricoveri: aperti altri reparti
L'Abruzzo fa registrare un picco di ricoveri covid che non si registrava da tempo confermando un trend di crescita che sta mandano sotto pressione gli ospedali della regione ormai oberati di lavoro. A fare le spese al momento è soprattutto l'ospedale di Pescara, il centro covid di riferimento per tutta la provincia dove a causa dei numeri in aumento è stato necessario aprire in tempo record altri reparti ai malati covid. Il Covid Hospital, realizzato durante la prima ondata pandemica, nella primavera dell'anno scorso, infatti ha esaurito tutti i posti letto disponibili ed è stato necessario riconvertire in aree covid alcuni reparti dell'ospedale principale. In particolare è stato attrezzato velocemente il vecchio reparto di Malattie infettive dell’ospedale Santo Spirito.
Emergenza sanitaria in tilt a Pescara per troppi pazienti covid
Una situazione di emergenza che in realtà dura da giorni come avevano denunciato diversi operatori sanitari tanto che decine di pazienti erano già stati trasferiti in altre strutture che però anche loro son ormai in tilt e non possono più accettare trasferimenti. Nel capoluogo adriatico a essere è in affanno è l'intera catena di gestione dell'emergenza, dal pronto soccorso alle aree di degenza passando dal 118. Tutta colpa di un aumento dei contagi si cui si stima che il 65% sia collegato alla nuova mutazione del virus. Ad essere colpita è l'area metropolitana di Pescara ma anche la Provincia di Chieti , le due province che sono in zona rossa da domenica scorsa, proprio a causa dell'aumento dei contagi.
L'età media dei pazienti gravi si è abbassata
Oggi in Abruzzo si è registrato il record dei ricoveri degli ultimi due mesi. Nelle ultime ore si registrano 15 nuovi ricoveri, che fanno salire il totale a 615. Dati che non si vedevano da metà di dicembre e con una impennata selle ultime due settimane, Il tasso di occupazione delle terapie intensive è oltre la soglia del 30% meneyre è al limite quello dei reparti non critici. Nei giorni scorsi Liborio Stuppia, direttore del laboratorio di Genetica molecolare dell'Università di Chieti, ha lanciato un appello alle istituzioni: "La variante britannica è ora dominante, qui serve un lockdown duro". A procurare il fatto che l'età media dei pazienti si sia abbassata e che molti dei nuovi ricoverati con sintomi importanti hanno tra i 30 e i 40 anni.