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Orrore nei cimiteri: addetti estraevano denti e ponti d’oro alle salme e li rivendevano, denunciati

La scoperta da parte dei carabinieri ha portato alla denuncia di cinque dipendenti di una società di servizi cimiteriali che ha in gestione diversi cimiteri e opera in diversi Comuni della Provincia di Ancona.
A cura di Antonio Palma
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Immagine di archivio
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Approfittando delle riesumazioni ed estumulazioni di salme nei cimiteri, alcuni addetti cimiteriali marchigiani estraevano denti e ponti d’oro dai cadaveri per rivenderli poi ad alcuni “compro oro” e fare soldi extra. È quanto hanno scoperto i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Jesi che nelle scorse ore hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a cinque persone ritenute coinvolte nel traffico illecito in provincia di Ancona.

Si tratta di cinque dipendenti di una società appaltatrice di servizi cimiteriali, che ha in gestione diversi cimiteri e opera in diversi Comuni della Provincia di Ancona. Le indagini dei militari dell’arma, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, erano scattate a seguito di segnalazioni circa un anno fa.

Gli accertamenti investigativi avrebbero confermato condotte illecite nei cimiteri al momento di esumazioni ed estumulazioni di salme in assenza di parenti del defunto. Si tratta di procedure che vengono eseguite per poter ricavare nuovi spazi di sepoltura a terreno all'interno del cimitero, previa indicazione da parte dei famigliari circa la destinazione dei resti.

Cinque le persone individuate dagli inquirenti che sono state denunciate a piede libero e devono ora rispondere a vario titolo dei reati di vilipendio di cadavere e di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere.

Dalle indagini dei carabinieri, infatti, è emerso che almeno in una occasione  di una estumulazione di una salma, alcuni degli indagati, insieme a un dipendente di un'impresa di onoranze funebri, avevano proceduto alla riduzione del corpo del defunto sebbene non completamente mineralizzato, contrariante a quanto prevedono le procedure in materia.

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