“Operazioni speculative con i soldi del Papa destinati ai poveri”, chiesto arresto per broker Torzi
Operazioni speculative per incassare plusvalenze con i soldi che sarebbero stati estorti al Vaticano provenienti dall'Obolo di San Pietro, il fondo di papa Francesco destinato ai poveri e ad opere caritatevoli, queste le pesanti accuse della Procura di Roma nei confronti di Gianluigi Torzi, il broker finanziario di Termoli trapiantato a Londra già coinvolto nell'inchiesta della Gendarmeria vaticana che gli ha contestato profitti illeciti per 15 milioni per la compravendita del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue nella capitale britannica. Per l'indagato il Gip ha disposto un ordine di custodia cautelare in carcere, non eseguito perché Torzi è residente nel Regno Unito.
Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Roma, erano partite proprio su richiesta del Promotore di Giustizia del Vaticano che, dopo l'arresto di Torzi e la sua scarcerazione nell'estate scorsa, aveva invitato la magistratura italiana a collaborare per ricostruire proprio la fine di quel giro denaro proveniente dal Vaticano e per i Gendarmi frutto di estorsione, peculato e truffa aggravata. Le indagini delle Fiamme Gialle hanno permesso di ricostruire come parte dei 15 milioni di euro bonificati a due società inglesi di Torzi siano stati utilizzati per acquistare azioni di società quotate in Borsa per un importo di oltre 4,5 milioni che gli hanno consentito, dopo pochi mesi, di conseguire un guadagno di oltre 750.000 euro. Gli investigatori hanno poi ricostruito un giro di fatture false, non collegato all'operazione di Londra, realizzato con i commercialisti di riferimento.
"L’indagato non si è limitato a trasferire le somme provento di delitto su un conto corrente o altro rapporto finanziario a lui stesso intestato ma le ha parzialmente reimpiegate in attività imprenditoriali idonee a ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza" scrive il Gip nell'ordine di arresto, aggiungendo che "La fattura tra Meti Capital e Set entrambe riconducibili di fatto a Torzi è stata chiaramente emessa solo allo scopo di frodare il Fisco". "Allarmante è la facilità con cui il predetto indagato e i suoi collaboratori siano riusciti a organizzare le operazioni fraudolente… individuando e sostituendo in brevissimo tempo le società da utilizzare per l’emissione e l’utilizzo di fatture false necessarie per riscuotere un cospicuo credito personale" si legge ancora nell'ordinanza che però è fortemente contestata dai legali di Torzi secondo cui si tratta di "accuse smantellate davanti al Tribunale del Vaticano mesi fa".