Operato al cuore, gli trovano elettrodo nell’aorta: “dimenticato” da un intervento precedente
Nel novembre di due anni fa subì un intervento chirurgico a cuore aperto in una prestigiosa e rinomata clinica specializzata in cardiologia di Massa. Nel febbraio 2017, cioè appena quattro mesi più tardi, venne di nuovo ricoverato per una serie di complicanze, stavolta all'ospedale pubblico di Livorno dove i cardiologi un elettrodo rimasto nell'arco aortico, un corpo estraneo ampio sette-otto centimetri, cioè decisamente "ingombrante". A trattare la vicenda oggi è il quotidiano Il Tirreno spiegando che gli avvocati della famiglia del paziente, un infermiere in pensione di 76 anni, hanno avanzato una richiesta di risarcimento di 500.000 euro alla compagnia assicurativa della clinica di Massa, gestita dalla Fondazione Monasterio, dove l'uomo era stato sottoposto al primo intervento cardiochirurgico.
In quell'occasione al settantaseienne i medici sostituirono la valvola mitralica e inserirono due by pass. Dopo pochi mesi, tuttavia, il paziente dovette essere ricoverato nuovamente, stavolta a Livorno, per una sospetta infezione. Fu grazie alla Tac che i dottori livornesi scoprirono la presenza dell'elettrodo nell'arco aortico. Da quel momento, sostiene la famiglia, il paziente vive nella paura e basta un banale dolore al petto per fargli temere danni all'aorta tali da poter causare la sua morte in un un tempo brevissimo. Sempre Il Tirreno spiega anche la posizione della clinica di Massa da dove si dice che la presenza dell'elettrodo "può non essere una dimenticanza ma una necessità che viene presa in considerazione in alcuni interventi" cardiochirurgici. Tesi che, tuttavia, sembra non convincere affatto i familiari dell'uomo, che hanno avanzato la richiesta di risarcimento danni.