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Operai morti a Livorno. Lorenzo, 25 anni, aveva scelto il lavoro del padre: “Un ragazzo serio”

Lorenzo Mazzoni aveva compiuto da poco 25 anni e aveva una fidanzata che è stata la prima ad arrivare sul luogo della tragedia. Amante dei tatuaggi e appassionato di calcio, i colleghi lo descrivono come un ragazzo serio, scrupoloso, che conosceva bene le regole della sicurezza.
A cura di Susanna Picone
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Lorenzo Mazzoni aveva 25 anni e per i suoi colleghi era “il bimbo”, il suo collega Nunzio Viola, “il super babbo” ne aveva 52. Sono i due operai morti mercoledì a Livorno, quando un’esplosione li ha travolti mentre stavano concludendo le operazioni di svuotamento del serbatoio 62, contenente acetato di etile, nella zona industriale del porto. Il più giovane delle due vittime, Lorenzo, veniva da una famiglia di portuali. Suo padre aveva lasciato la Labromare dopo 35 anni per andare in pensione aprendo la strada all’assunzione del figlio che aveva iniziato a lavorare da giovanissimo e che due anni fa aveva ottenuto il posto fisso. “D’oro! Un ragazzo d’oro!”, ha detto qualcuno all’indomani della tragedia. I colleghi lo descrivono come un ragazzo serio, scrupoloso, che conosceva bene le regole della sicurezza, sempre pronto a imparare e innamoratissimo della sua fidanzata, Benedetta, che ieri è stata la prima ad arrivare sul luogo della tragedia insieme ai genitori della vittima. “Perché? Non me lo so spiegare… Mio e per sempre mio”, ha scritto la ragazza su Facebook. I due giovani si erano conosciuti da piccoli al mare – le loro famiglie frequentavano lo stesso stabilimento balneare di Livorno – e qualche anno fa si erano innamorati.

La schiena tatuata e la passione per il calcio – Lorenzo – raccontano oggi i quotidiani locali – viene ricordato anche per i suoi tatuaggi, grande passione del giovane operaio. Un tatuatore aveva scelto l’immagine della schiena coloratissima del ragazzo per fare promozione al suo studio. “La schiena è quella parte del tuo corpo che non puoi vedere, quella che lasci agli altri. Sulla schiena pesano i pensieri, i problemi e le preoccupazioni… Ma noi abbiamo schiene forti!”, scriveva il giovane operaio su Facebook. E poi c’era il calcio: tifosissimo della Juventus, il venticinquenne aveva giocato nel vivaio del Livorno, passando poi nel settore giovanile dell’Armando Picchi e arrivando a un passo dalla prima squadra.

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