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Operai morti a Casalbordino, le denunce del 2020: “Assente piano d’emergenza in caso di incidenti”

Tre esposti del 2020 e 2021 denunciano la mancanza di un Piano di Emergenza Esterno alla Sabino Esplodenti, la fabbrica di Casalbordino in cui mercoledì scorso sono morti tre operai. Il documento avrebbe dovuto essere redatto dalla Prefettura di Chieti d’intesa con la Regione Abruzzo, ma non ce n’è traccia da anni. In assenza del piano, lo stabilimento poteva essere aperto?
Intervista a Augusto De Sanctis
Portavoce del Forum H2O Abruzzo
A cura di Davide Falcioni
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Giulio Romano, Gianluca De Santis e Fernando Di Nella. Sono i tre operai morti mercoledì scorso nell’esplosione avvenuta alla Sabino Esplodenti, fabbrica di Casalbordino, in provincia di Chieti, specializzata in smaltimento di ordigni e munizioni. I loro nomi vanno ad aggiungersi alla lunga sfilza di morti sul lavoro del 2023 ma soprattutto alle precedenti vittime che si erano registrate nello stesso stabilimento negli anni scorsi, le ultime tre in un incidente analogo avvenuto nel 2020.

Per la tragedia della scorsa settimana la Procura di Vasto ha iscritto – oltre alla società – sette persone nel registro degli indagati: si tratta di Gianluca Salvatore, Sabino Salvatore, Massimo Salvatore, Marco Salvatore, Carlo Piscopo, Giustiniano Tiberio, Barbara Palestini. Cinque di loro tra l’altro sono già sotto processo per l’altro incidente mortale del 2020.

L'azienda, dunque, non era nuova a gravi incidenti e data la pericolosità dei lavori svolti era stata classificata tra gli "impianti a rischio di incidente rilevante" obbligati a rispettare le stringenti norme della Direttiva Seveso. Ebbene, dopo la tragedia di tre anni fa Augusto De Sanctis – storico esponente del Forum H2O abruzzese – aveva presentato tre esposti alla Procura di Vasto chiedendo la verifica del rispetto di tutte procedure in tema di sicurezza interna ed esterna allo stabilimento. Fanpage.it ha visionato quelle denunce. Nel "mirino" di De Sanctis, in particolare, l'irreperibilità del Piano di Emergenza Esterno, documento indispensabile che deve essere redatto da Prefettura e Regione e che indica i comportamenti da tenere nelle aree circostanti il sito interessato da un eventuale grave incidente.

Di quel piano, che dovrebbe essere di dominio pubblico e conosciuto alla perfezione dai cittadini, non c'è tuttora traccia sui canali istituzionali. Ad Augusto De Sanctis Fanpage.it ha chiesto di ricostruire il contenuto dei tre esposti presentati tra il dicembre 2020 e il gennaio 2021.

Augusto De Sanctis
Augusto De Sanctis

Dopo l'incidente del 2020 lei – insieme a Maurizio Acerbo – presentò tre esposti alla Procura di Vasto chiedendo di verificare se la Sabino Esplodenti fosse stata inadempiente rispetto ad alcuni obblighi di legge previsti dalla Direttiva Seveso. Ci riassume il contenuto delle sue denunce?

La Sabino Esplodenti è classificato ufficialmente tra gli "impianti a rischio di incidente rilevante" di cui alla cosiddetta Direttiva Seveso per via della grande quantità di sostanze pericolose che vi vengono lavorate. La Direttiva, recepita in ultimo con il Decreto Legislativo 105/2015, è volta proprio alla prevenzione e gestione dei rischi di incidenti gravi che possano coinvolgere lavoratori, cittadini e ambiente circostante assicurando un alto livello di attenzione proprio alla sicurezza in tutte le direzioni.

I tre documenti fondamentali per far funzionare bene le cose sono il Rapporto di Sicurezza, che contiene tutte le informazioni utili sul tipo di processi industriali, sulle attrezzature e sulle sostanze; il Piano di Emergenza Interno, che organizza la risposta dei lavoratori in caso di incidenti: e il Piano di Emergenza Esterno, che predispone tutte le misure che devono essere prese in caso di incidente che coinvolge anche le aree circostanti, dal comportamento che bisogna tenere in casa e fuori alle vie di fuga ecc. Faccio notare che nel recente incidente, 23 cittadini sono stati sgomberati dalle loro case in via precauzionale.

I primi due documenti sono predisposti e aggiornati dall'azienda, in questo caso dalla Sabino Esplodenti, con il coinvolgimento diretto dei lavoratori per quanto riguarda il Piano di Emergenza Interno, e sono entrambi verificati dal Comitato Tecnico Regionale presieduto dai Vigili del Fuoco. Il terzo, il Piano di Emergenza Esterno, è predisposto e approvato dalla Prefettura d’intesa con la Regione e con gli enti locali interessati e con la partecipazione obbligatoria del pubblico attraverso assemblee e osservazioni sulle bozze del documento e dei relativi allegati. Tra l’altro questi documenti devono essere obbligatoriamente aggiornati secondo tempistiche assolutamente stringenti. Per dire, la Norma obbliga la Prefettura anche di riesaminare, sperimentare e aggiornare il Piano di Emergenza Esterno, previa consultazione del pubblico, ad intervalli non superiori a tre anni.

Gli incidenti devono essere comunicati dal Ministero dell’Ambiente alla Commissione Europea, il che fa capire a che livello operano le norme della Direttiva Seveso. Vi è anche l’obbligo di rivedere tutti i piani in caso di problemi come quello avvenuto già nel 2020 alla Sabino Esplodenti. I tre esposti, oltre a chiedere ovviamente la verifica dell’esistenza e approvazione dei documenti che dovevano essere predisposti dall’azienda, si concentravano di più sul Piano di Emergenza Esterno che doveva essere pubblico e quindi disponibile immediatamente ai cittadini.

Invece da un’approfondita verifica non si trovava sui siti istituzionali dove deve essere pubblicizzato, dal sito WEB della Prefettura di Chieti a quello del Comune di Casalbordino dove è localizzata l’azienda.

Sono trascorsi quasi tre anni da quegli esposti alla Procura: nel frattempo avete trovato il Piano di Emergenza Esterno, il Piano di Emergenza Interno e il Rapporto di Sicurezza?

Abbiamo scandagliato nuovamente i siti istituzionali senza trovare i tre documenti. Il Piano di Emergenza Esterno viene elaborato e pubblicato dagli enti pubblici a partire dalla Prefettura; quindi non è un obbligo della Sabino Esplodenti che invece deve predisporre Rapporto di Sicurezza e Piano di Emergenza Interno. Questi due documenti elaborati dall’Azienda non devono essere necessariamente pubblici anche se in generale sarebbe auspicabile che almeno il Rapporto di Sicurezza lo fosse perché è il documento da cui poi la prefettura desume le informazioni per predisporre il Piano di Emergenza Esterno. Poiché quest’ultimo viene elaborato assieme ai cittadini che possono presentare osservazioni alle bozze, è ovvio che almeno alcuni contenuti del Rapporto di Sicurezza dovrebbero essere divulgati assieme appunto alle bozze di Piano di Emergenza per permettere ai cittadini di capire se le misure proposte appaiono adeguate o meno al tipo di lavorazioni e all’impatto potenziale di un eventuale incidente.

In ogni caso non solo non vi è traccia del Piano di Emergenza Esterno ma neanche della procedura pubblica obbligatoria per la sua approvazione come ad esempio gli avvisi rivolti al pubblico di deposito della bozza di piano.

Si consideri che per altri impianti a rischio di incidente rilevante in provincia di Chieti, come quello della Stogit di Cupello, il più grande impianto di stoccaggio di gas in Italia, il Piano è stato elaborato dalla Prefettura di Chieti solo dopo un nostro esposto e l’apertura di una inchiesta da parte della Procura di Vasto. In quel caso la procedura pubblica è stata fatta e vi sono tracce sul sito della Prefettura e il Piano di Emergenza è scaricabile dal sito del Comune di Cupello.

Per altri due grandi impianti, a Ortona e Chieti Scalo, a settembre 2022 abbiamo fatto un accesso agli atti e abbiamo verificato che i piani esistenti predisposti risalivano al 2008 (!) e quindi erano scaduti da 11 anni e mai rinnovati secondo quanto è obbligatorio fare per legge. Tra l’altro la norma è radicalmente cambiata nel 2015 e quindi l’obbligo di rielaborazione era ancora più cogente. Questo per dire che in generale esiste una evidente inadempienza da parte della Prefettura di Chieti nell’applicazione della Direttiva Seveso.

Giulio Romano, Gianluca De Santis e Fernando Di Nella, i tre operai morti a Casalbordino
Giulio Romano, Gianluca De Santis e Fernando Di Nella, i tre operai morti a Casalbordino

Che lei sappia, sono mai state svolte periodiche esercitazioni di sicurezza all'interno e all'esterno dello stabilimento, come previsto dalla direttiva Seveso?

Dalla consultazione di siti web, istituzionali e non, ci sono due tracce di esercitazioni. Quella più recente è uno stringato avviso pubblicato sul sito del Comune di Casalbordino relativo a un’esercitazione di emergenza da svolgere il 24 settembre 2021 che però coinvolgeva esclusivamente il personale dipendente della Sabino Esplodenti. Si avvisava la popolazione che sarebbe suonata una sirena. Poi un comunicato stampa del 2010, ben tredici anni fa, che parlava di un’esercitazione per il Piano di Emergenza Esterno.

Oltre ai piani di emergenza, i suoi esposti dell'epoca menzionavano sospette inadempienza per quanto riguarda la Valutazione di Impatto Ambientale e l'Autorizzazione di Impatto Ambientale. 

La Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) si occupa anche di possibili conseguenze di incidenti degli impianti sottoposti alla procedura e delle misure volte alla loro prevenzione e alla mitigazione di eventuali danni. Ciò è ancora più stringente per gli impianti sottoposti alla normativa Seveso, con una forte integrazione delle due discipline voluta espressamente dalle norme.

Dopo l’incidente del 2020 abbiamo preso le foto aeree degli ultimi tre decenni e le abbiamo confrontate scoprendo che l’azienda aveva apportato evidenti e rilevanti modifiche all’impianto con l’aggiunta di diversi edifici e modifica di altri, cosa che avrebbe comportato la necessità di una valutazione da parte del Comitato V.I.A. della Regione.

Al tempo delle modifiche da noi rilevate con le foto aeree, avvenute tra l’altro in diversi periodi tra il 2000 e il 2012, non risulta essere stata rilasciata alcuna valutazione da parte della Regione. Solo nel 2015 per un’ulteriore aggiunta di edifici l’azienda deposita il primo studio ambientale, relativo esclusivamente a questa ultima modifica e non a quelle precedenti. Passano ben cinque anni e appena un mese prima dell’incidente del 2020 la Regione concede per questi ultimi edifici l’assenso per l’esclusione dalla procedura di V.I.A. ma, non a caso, prescrive che entro 90 giorni l’azienda avrebbe dovuto attivare un procedimento “esteso all’intero stabilimento, mai sottoposto alle procedure di nostra competenza in quanto impianto esistente”.

La regione non appare essersi accorta allora dei diversi edifici aggiunti prima del 2015 né ci pare questa cosa sia stata evidenziata chiaramente dall’azienda. Eppure bastava fare un rapido confronto delle foto aeree, come poi abbiamo fatto, per accorgersene.

Una cosa assai rilevante perché a nostro avviso avrebbe a quel punto dovuto attivare una specifica procedura per le V.I.A. “in sanatoria” e postuma che comprende anche una valutazione espressa – con tutto quello che ne consegue sotto i profili di responsabilità – sulla possibilità per l’azienda di proseguire nel frattempo l’attività.

Nel terzo esposto ho anche segnalato una cosa a mio avviso assai grave: l’esistenza di due versioni diverse dello stesso verbale della decisione della Commissione V.I.A. del 2020; in una di queste sono scomparse intere pagine relative all’istruttoria degli uffici e diverse pagine hanno addirittura contenuti diversi. Uno di questi è stato pubblicato sul sito della regione il giorno dopo la tragedia del 2020.

Nel settembre del 2021 la Provincia di Chieti sostenne che la Sabino Esplodenti non aveva presentato una sufficiente documentazione che provasse la compatibilità della sua attività "con lo stato del suolo, del sottosuolo e delle acque". Tuttavia, due mesi dopo la Regione Abruzzo escluse l'impianto dalla necessità di fare la Valutazione di Impatto Ambientale. Come mai?

Solo nel 2021, dopo l’incidente del dicembre 2020, la Sabino Esplodenti deposita i documenti per effettuare appunto la valutazione ambientale sull’intero impianto, dove c’erano appena stati tre morti e c’era un’inchiesta per gestione illecita dei rifiuti. Un impianto classificato a Rischio di Incidente Rilevante.

La Provincia di Chieti interviene in maniera secca rilevando che a suo avviso la documentazione – peraltro piena di omissis per ragioni di segreto industriale e sicurezza – è carente e non permette di verificare la compatibilità ambientale dell’impianto. Io, a nome di un’associazione, invio osservazioni puntuali evidenziando intanto al Comitato V.I.A. regionale che l’azienda aveva fatto delle modifiche mai segnalate e che quindi il procedimento avrebbe dovuto essere inquadrato come una V.I.A. in sanatoria e postuma. Poi, tra le tante osservazioni, chiedevamo espressamente se tutti i documenti relativi all’applicazione della Direttiva Seveso fossero a posto, cioè esistenti (in particolare il Piano di Emergenza Esterno), rinnovati secondo la tempistica prevista dalla legge e applicati, ad esempio sulla trasparenza e sulle esercitazioni.

Il Comitato V.I.A., nonostante queste premesse e senza rispondere alle nostre osservazioni, ha ritenuto che l’impianto non dovesse essere assoggettato alla più approfondita Valutazione di Impatto Ambientale, procedura che peraltro si fa comunemente su cave, impianti di rifiuti ecc. molto meno pericolosi della Sabino Esplodenti.

Il rispetto delle norme della Direttiva Seveso e di quelle ambientali sono condizioni obbligatorie affinché uno stabilimento come Sabino Esplodenti possa operare? 

A mio avviso sì e prendo un esempio dalla vita quotidiana per motivare questa risposta. Mettiamo che la polizia municipale arrivi in un cantiere di una casa in cui stanno semplicemente ritinteggiando le facciate su un’impalcatura che dà su una strada. Niente bombe, niente esplosivi, solo una normale operazione domestica con la vernice e operai non specializzati. I vigili chiedono i documenti sulla sicurezza, che comprende sia i rischi per i lavoratori sia quelli per l’esterno. Se non ci sono questi documenti oppure se sono scaduti da 10 anni, il cantiere va avanti oppure viene immediatamente sigillato?

Figurarsi un impianto Seveso, con norme rigidissime e dopo un primo incidente con ben tre morti. Noi ci siamo concentrati sull’effettiva esistenza e – nel caso – validità del Piano di Emergenza Esterno e, in questa ultima tragedia, ci è stata anche l’evacuazione di 23 persone dalle loro abitazioni a testimonianza dei potenziali effetti sulle aree circostanti.

Se in un sito Seveso dovesse accadere una tragedia con 100 morti tra i cittadini e si venisse a scoprire che il Piano di Emergenza Esterno non è stato mai fatto oppure che è scaduto da anni e neanche revisionato dopo una precedente tragedia, potremmo mai sostenere che non esistono responsabilità?

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