Ondate di calore e cambiamenti climatici: perché il mar Mediterraneo non è mai stato così caldo
Il mar Mediterraneo come i Caraibi. È allerta tra gli studiosi per le alte temperature raggiunte dal bacino d'acqua che circonda l'Italia. A partire dal 10 maggio scorso si sta verificando una ondata di calore, con valori che superano i 23 gradi centigradi, 4 gradi sopra la media climatica di questo periodo dell'anno. Lo strato superficiale dei mari, dunque, si sta riscaldando, parallelamente all'aria che scorre su di esso. Ma da cosa dipende questa situazione? Fanpage.it lo ha chiesto a Rosalia Santoleri, direttrice dell'Istituto di Scienze Marine (Ismar) del Cnr, che ha fatto il punto della situazione caldo sulle coste italiane.
Dott.ssa Santoleri, cosa sta succedendo al mar Mediterraneo?
"Ci sono due problematiche che si sovrappongono in queso momento. C'è sicuramente un riscaldamento, con aumento della temperatura del Mediterraneo, che è dovuto alla variabilità climatica e al riscaldamento globale. Negli ultimi 30 anni la temperatura superficiale del mare è aumentata di circa 1.5 gradi, con trend crescente di circa mezzo grado per decennio . Trend che è più forte rispetto ad altri bacini, come l'Oceano Altaltico alle stesse latitudini. A ciò si aggiungano delle problematiche legate agli eventi estremi come le ondate di calore, che sono dei fenomeni sostanzialmente definiti in questa maniera: quando la diiferenza tra la temperatura del mare climatologia e quella osservata supera una soglia critica per almeno 5 giorni, ci troviamo in presenza di una ondata di calore".
Quanto dobbiamo preoccuparci?
"In questo momento il Mediterraneo è soggetto ad una ondata di calore, che è partita intorno al 10 maggio per cui buona parte del Mediterraneo centrale ha delle temperature alla superficie del mare di circa 4 gradi superiore alla media climatica degli ultimi 30 anni. È un fenomeno molto evidente, un evento simile lo abbia avuto nel 2003 sempre nell'area mediterranea e adesso siamo più o meno su condizioni di questo tipo. Noi come Cnr stiamo osservando i numeri tutti i giorni, in questo momento abbiamo anche un progetto molto importante con l'Agenzia spaziale europea con il quale metteremo a punto nuovi metodi per l'identificazione delle ondate di calore, per capire come queste si propagano lungo la colonna d'acqua e gli impatti sull'ambiente della stessa, quindi sulla pesca, sulle aree marine protette e sull'acquacoltura.
Il progetto è appena iniziato, ma il nostro obiettivo è mettere a punto nuove tecniche di identificazione delle ondate di calore migliorandone le stime e tenendo conto dell'impatto delle stesse a livello globale. Ora bisogna capire quanto questo fenomeno di riscaldamento del mare sia dovuto all'aumento degli eventi estremi o alla variabilità climatica sul lungo termine. Questo è importante perché sostanzialmente l'impatto che un riscaldamento superficiale dovuto a un evento estremo può portare sopra l'ecosistema biologico può essere molto diverso da una lenta crescita costante delle temperature".
Quanto potrà durare questa ondata di calore?
"L'ondata di calore è iniziata il 10 maggio, ma fare previsione sulla durata non è facile ed è uno dei nostri obiettivi. In genere quelle più importanti possono durare da un minimo di 10 giorni ai mesi. Quella del 2003, a esempio, è durata tre mesi. Quella attuale è ancora in atto, bisogna capire se il cambiamento della situazione meteorologica porterà a condizioni favorevoli al rimescolamento della colonna d'acqua e di conseguenza ad un abbassamento della temperatura. Sicuramente, quest'anno sull'area mediterranea questa ondata di calore è stata molto anticipata, già a maggio è cominciata quando invece partono generalmente a metà estate".
Quali sono le ripercussioni sull'uomo di questa situazione?
"Dal punto di vista dell'uomo, quando avvengono ondate di calore legate a condizioni meteorologiche favorevoli queste convolgono sia l'atmosfera che il mare. Ma mentre l'atmosfera ha capacità termica molto bassa, il mare ce l'ha molto alta. Il segnale sul mare perdura nel tempo. Per quanto riguarda, invece, le conseguenze sull'ambiente marino, tra le prime e più significative c'è lo sbiancamento dei coralli. Inoltre, anche diverse specie mediterranee mostrano evidenti segnali di necrosi con conseguente mortalità delle colonie a causa dell’aumento delle temperature".