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Covid 19

Omicron in Italia, il fisico Battiston: “Lontani dal picco e situazione in peggioramento in 8 Regioni”

Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento, a Fanpage.it sull’ondata Omicron in Italia: “Dire quando avremo il picco della nuova ondata di Covid-19 è difficile, il problema si chiama Omicron, che è una tempesta che ci sta complicando la vita. Servirebbe separare i casi Omicron da Delta per pensare a diverse modalità di gestione, inclusa l’apertura delle scuole”.
A cura di Ida Artiaco
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"Dire quando avremo il picco della nuova ondata di Covid-19 è difficile, il problema si chiama Omicron, che è una tempesta che ci sta complicando la vita, anche se pare più lieve in termini di gravità. Se solo potessimo separare i casi collegati alla nuova variante da quelli Delta, che pure ci sono, potremmo affrontare diversamente questo periodo, inclusa la riapertura delle scuole". A parlare è Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, che dall’inizio della pandemia studia e analizza i dati epidemiologici della pandemia Covid-19 coordinando l’Osservatorio del Dato Epidemiologico presso il locale Dipartimento di Fisica di Trento in collaborazione con Agenas e di cui da oggi è online il sito ufficiale con dati e numeri dell'emergenza in Italia.

A Fanpage.it ha fatto il punto della situazione della pandemia in Italia, tra riapertura delle scuole, nuove misure e esplosione della variante Omicron.

Professor Battiston, cosa dovremo aspettarci nelle prossime settimane? 

"Di fronte alla situazione delle ultime settimane, il calcolo di quello che sta per accadere è estremamente difficile. I numeri sono diventati molto più grandi con il mescolamento di una serie di variabili, in primis la riapertura di scuole e attività commerciali, che avevano chiuso durante il periodo natalizio, ma anche il crescente numero di terze dosi somministrate e dei nuovi vaccinati, tra cui i bambini. Le previsioni di conseguenza sono estremamente imprecise. Il tipico errore che si rischia di fare in questi casi è prendere la situazione di uno o due giorni e estrapolarla come se ci stesse raccontando qualcosa".

Stesso discorso anche per il famoso picco, che molti esperti si aspettano arrivi a fine gennaio?

"Per quanto è comprensibile che tutti vorrebbero informazioni sul picco, credo nella maggior parte dei casi si tratti di numeri tirati a caso in questo momento. Ragionevolmente ci si aspetta che dopo un aumento significativo dei contagi si raggiunga un picco e poi il numero degli stessi cominci a calare. Ma attenzione, perchè la quantità che ci viene presentata tutti i giorni non rappresenta il totale degli infetti in atto sul territorio ma ci fornisce informazioni solo su nuovi infetti aggiuntivi, cioè che si aggiungono al totale. Quello che a noi interessa, il famoso picco, si verifica non quando i nuovi infetti aggiuntivi hanno raggiunto il massimo e cominciano ad essere di meno ma continuano a contribuire a far crescere il numero totale, ma è quando quest'ultimo decresce, cioè quando i nuovi infetti aggiuntivi sono compensati da nuovi guariti quotidiani e la somma è tale che li fa decrescere. Purtroppo da questa situazione siamo molto lontani. Sono calcoli molto incerti".

 In questo contesto si inserisce la riapertura delle scuole, che sta tenendo banco negli ultimi giorni. È d'accordo con questa scelta?

"Diciamo prima di tutto che le scuole hanno riaperto a settembre e in ottobre il numero dei casi totali ha continuato a decrescere, a dimostrazione del fatto che la vaccinazione ha coperto una frazione importante della popolazione, creando una enorme barriera contro la naturale rimessa in moto dell'intero sistema scolastico. Poi però a fine ottobre la crescita con Delta non si è più arrestata e poi è arrivata Omicron e si sono chiuse le scuole per Natale. Ora dal 23 dicembre fino al 10 gennaio l'omicron è esplosa, va velocissima quindi è sicuro che pure con le scuole chiuse Omicron, e Delta nascosta sotto, ha continuato a svilupparsi. Adesso la questione è: la riapertura delle scuole sta avvenendo in contesto di circolazione dell'infezione molto più alta di prima, riuscendo a sorpassare anche le due dosi di vaccino. Per fortuna è un tipo di variante che non sembra portare casi gravi se non raramente, ma dal punto di vista del contagio va velocemente.

Il problema della scuola è che i ragazzi sono parzialmente vaccinati e usano le mascherine ma non ci sono altri interventi come ad esempio il ricambio dell'aria o i tamponi regolari, cioè interventi di controllo e verifica. Ecco perché con una variante così contagiosa come non si è mai vista e con un sistema di controlli e misure rimasti un po' indietro, c'è un forte un rischio. Per me quello che detto Draghi è fondamentale, ma i rischi ci sono ed anzi credo si debba fare il massimo per contenere gli effetti perché altrimenti il sistema va in tilt con troppi prof contagiati e classi che man mano saranno costrette a tornare alla Dad".

Lei ha parlato di Omicron, ma anche di Delta, nascosta dietro la nuova variante…

"Se noi avessimo la bacchetta magica e potessimo sapere davanti ad un tampone molecolare se si tratta di Delta e Omicron potremmo risolvere gran parte dei nostri problemi, inclusa l'apertura delle scuole. Mi spiego: potremmo dire ai Delta di mettersi in quarantena perché sui non vaccinati ci sono effetti drammatici, rappresentando ancora oggi un grave rischio per i 5 milioni di italiani che non sono ancora immunizzati. Omicron è certamente sgradevole ma sappiamo grazie all'esperienza del Regno Unito che non alimenta i ricoveri in terapia intensiva o il numero dei morti altrimenti, visto che Londra è circa un mese avanti a noi, avremmo già visto impennarsi morti e TI. Quindi possiamo dedurre che anche sui non vaccinati l'effetto è tutto sommato contenuto. Dunque, se noi potessimo separare i contagiati Omicron da Delta potremmo pensare a diverse modalità di gestione. Ma siccome non siamo in questa situazione, siamo obbligati a colpire col cannone sia la portaerei che la barchetta a vela. Abbiamo la stessa arma ma non sappiamo differenziarla nei due casi. Ciò permetterebbe di riaprire le scuole con più tranquillità e di capire dove stanno i focolai con più precisione, intervenendo sul secondo problema, quello dei contagiati gravi da Delta perché è preoccupante il ritmo con cui stanno aumentando le ospedalizzazioni".

A proposito di ospedalizzazioni, quali sono le Regioni che rischiano un cambio di colore entro le prossime settimane?

Immagine da www.robertobattiston.it
Immagine da www.robertobattiston.it

"Attualmente abbiamo alcune Regioni vicine alla zona arancione. Si tratta di Piemonte, Liguria, Calabria, ma anche Valle d'Aosta e Friuli Venezia Giulia. Più indietro troviamo anche Veneto, Marche e Lombardia, quindi un certo numero sono in peggioramento, in traiettoria con quella fascia di colore entro pochi giorni".

Secondo lei le misure messe in campo dal governo come l'obbligo vaccinale per over 50 siano sufficienti a fermare la nuova ondata della pandemia? 

"Il problema si chiama Omicron, che è caratterizzata da forte contagiosità, e che è sostanzialmente trasparente alla prima vaccinazione e in buona parte anche alla seconda, ma si infrange di più sul booster. Purtroppo la maggior parte della popolazione ancora non l'ha ricevuto ad oggi e poi c'è una componente non piccola che sta cominciando la prima dose. Più se ne fanno meglio è. In questo momento la tempesta Omicron ci sta offuscando tutto".

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