video suggerito
video suggerito

Omicidio Yara, l’accusa: “E’ stata uccisa in pochi minuti”

Un’agonia durata a lungo rispetto a un’aggressione durata solo pochi minuti, secondo gli inquirenti che stanno ricostruendo la dinamica dell’omicidio della 13enne di Brembate.
A cura di B. C.
836 CONDIVISIONI
Immagine

L’aggressione che ha portato alla morte di Yara Gambirasio è durata lo spazio di minuti. Nulla in confronto all’agonia straziante della ginnasta 13 enne. E’ quanto si evince dalla ricostruzione degli inquirenti sul delitto di Brembate di Sopra, riportata dall’Adnkronos, sulla base dei 59 faldoni (per 60 mila pagine) della chiusura indagine. L'azione omicida sarebbe durata solo qualche decina di minuti, al massimo 28-29 minuti nell'ipotesi più favorevole all'accusa. Yara il 26 novembre va a consegnare uno stereo in palestra, e se “fino ad oggi nessuno l’ha visto raggiungere la strada all'esterno del centro sportivo, né tantomeno vi è certezza sulla porta di uscita dalla stessa palestra” per l'accusa “alle 18.44.14, Yara si trova (secondo testimonianze e deduzioni sul suo cellulare, ndr) probabilmente – pur con qualche margine di approssimazione – all'interno della palestra intenta ad uscirne; oppure all'interno del cortile del centro sportivo intenta a raggiungere la strada”. Dalla palestra a casa di Yara  – secondo quanto riprodotto dagli stessi investigatori – ci vogliono circa 9 minuti, ma la ragazzina non farà mai quel tragitto. “Esattamente alle 18.49.53, il tabulato del traffico telefonico” della 13enne mostra che ha ricevuto l'ultimo sms dall'amica: “in questo momento il ponte ripetitore che aggancia l'utenza di Yara è quello di Mapello, via Natta, in località opposta rispetto alla via che la ragazzina avrebbe dovuto percorrere per rientrare a casa”.  Dalle 19.11.33 “e fino ad oggi l'utenza di Yara risulta spenta e pertanto non ‘agganciata' da alcun ponte ripetitore”.

La pista dei cani molecolari usati per ritrovare la 13 enne hanno “evidenziato un percorso differente rispetto a quello supposto inizialmente. ln condizioni di normalità Yara, uscendo dal centro sportivo, avrebbe dovuto dirigersi immediatamente alla sua sinitra (…). I cani specializzati nella ricerca e ricostruzione del percorso molecolare hanno disegnato un cammino esattamente opposto a quello prima ritenuto logico”. Hanno lasciato la palestra “da una porta secondaria e poi, raggiunta la strada, hanno preso a destra aggirando lo stabile e dirigendosi sul retro dello stesso”, fino al famoso cantiere di Mapello al cui interno i cani “hanno puntato con insistenza, ‘fiutando' una possibile pregressa presenza della ragazzina”. Il ponte ripetitore di Mapello è l'ultimo agganciato dal telefonino di Yara. Lo stesso agganciato da Bossetti (alle 17.45 per l'esattezza, ndr). In più il furgone è inquadrato, più volte, dalla telecamera di un distributore di benzina e di una società vicino alla zona di Brembate di Sopra. Per ben 17 volte, dalle 17.42 alle 18.55, Bossetti avrebbe girato intorno alla palestra di Yara, per poi tornare a passare davanti alla palestra alle 19.47 e alle 19.51, di fatto allungando il ritorno a casa e ripassando davanti al luogo della scomparsa di Yara.

Se il cellulare di Yara – scrive l’Adnkronos – per deduzione, è stato spento alle 18.50 e Bossetti ripassa di nuovo davanti alle telecamere di Brembate alle 19.47 (la distanza tra via Mapello e Chignolo d'Isola dove è stata uccisa la 13enne non è percorribile in meno di una dozzina di minuti e per tornare al centro sportivo di Brembate di Sopra la strada non è percorribile in meno di 15 minuti, consultando online le mappe stradali), a Bossetti restano circa 28-29 minuti nell'ipotesi più favorevole all'accusa, oppure poco più di 20 se si calcola il traffico.

836 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views