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Omicidio Yara Gambirasio, sì a nuove analisi dna: giudici autorizzano la difesa di Bossetti

Il Tribunale di Bergamo autorizza la difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, ad analizzare il materiale genetico estratto nell’ambito dell’inchiesta e riconducibile a “Ignoto 1”. Ad oggi alla difesa non è stato permesso l’accesso ai reperti.
A cura di Susanna Picone
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Il Tribunale di Bergamo autorizza la difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, ad analizzare il materiale genetico estratto nell'ambito dell'inchiesta e riconducibile al cosiddetto “Ignoto 1”, poi identificato nell'uomo che ha ucciso la tredicenne di Brembate sulla base di una sentenza definitiva. L'istanza, che è stata accolta oggi, è stata presentata nei giorni scorsi dagli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, per "la ricerca e individuazione di nuovi elementi di prova per l'eventuale giudizio di revisione della sentenza di condanna", tenuto presente che i reperti, tra cui slip, leggins, scarpe, calzini, maglia della piccola Yara, sono ancora disponibili e conservati al San Raffaele di Milano. La difesa di Massimo Bossetti, che è detenuto nel carcere milanese di Bollate, aveva sottolineato nella richiesta che questi reperti "sono già stati oggetto in sede di indagini preliminari senza contraddittorio tra le parti, di accertamenti tecnici da parte dei Ris di Parma" e che "ad oggi, alla difesa non è stato permesso l'accesso ai reperti".  Il dna è stata la prova “regina” che ha spinto i giudici a condannare Massimo Bossetti: secondo loro, proprio il dna riconducibile al muratore rappresenta "la firma dell'omicidio di Yara".

La battaglia sul dna di Ignoto 1 e la possibilità di revisione del processo – Ora potrebbe aprirsi una nuova fase processuale, anche se i casi di revisione sono rari, dopo che il settimanale “Oggi” ha pubblicato le dichiarazioni del genetista Giorgio Casari, consulente dell'accusa nel processo, da cui si è saputo che il dna di Ignoto 1 è sempre stato al San Raffaele ed è ancora lì. La difesa ritiene che potrebbero derivare delle novità anche considerando gli sviluppi di "nuove tecniche" e "l'impiego di nuovi metodi aventi come scopo il sequenziamento massivo e rapido del dna ai fini forensi identificativi" "L'evoluzione delle tecniche di accertamento nel corso del decennio trascorso – spiegano gli avvocati di Bossetti – consente di fornire risposte, all'epoca degli accertamenti, non ancora possibili".

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