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Omicidio Yara Gambirasio

Omicidio Yara Gambirasio, l’avvocato di Bossetti sui reperti: “Visionati 3 scatoloni, erano ben conservati”

Claudio Savagni, uno dei legali della difesa Massimo Bossetti, racconta a Fanpage.it della prima visione dei reperti dell’omicidio di Yara Gambirasio avvenuta nell’udienza di lunedì 13 maggio: “Particolarmente colpito dalla qualità di conservazione dei 3 scatoloni aperti”.
A cura di Eleonora Panseri
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"L'udienza è andata secondo le previsioni, è stata molto formale perché serviva soltanto per visionare i reperti. Abbiamo potuto vedere tre scatoloni perfettamente sigillati con il piombino, sopra c'era l'elenco dei reperti contenuti".

A parlare è l'avvocato Claudio Salvagni che a Fanpage.it ha raccontato cosa accaduto nell'udienza tenutasi il 13 maggio davanti ai giudici della corte d'Assise di Bergamo, durante la quale per la prima volta dall'omicidio della 13enne Yara Gambirasio i legali della difesa di Massimo Bossetti (Salvagni e l'avvocato Paolo Camporini) hanno potuto visionare i reperti che nel 2018 hanno portato alla condanna in via definitiva all'ergastolo dell'imputato.

"Nel primo scatolone erano contenuti i vestiti, quindi gli slip, i leggins, la maglietta, il giubbotto, le calze e le scarpe. Erano conservati dentro dei sacchetti. La cosa che mi ha particolarmente colpito è stata la qualità di conservazione, che è molto buona. – spiega ancora il legale – Quindi, il nostro consulente, Marzio Capra ha potuto esaminarli e vedere che ci sono tracce ulteriori che si potrebbero analizzare. E questo è molto positivo per noi".

L’ulteriore conferma arriva dalle analisi avviate dopo la riesumazione dell’autista di Gorno: può esserci sono un legame padre-figlio tra il defunto e colui che ha ucciso la ginnasta di Brembate. Si rafforza così la pista degli investigatori.
La 13enne Yara Gambirasio e alcune amiche

Salvagni si è soffermato, in particolare, sulle scarpe della 13enne. "Le aspettavo molto compromesse e invece la parte interna, quella dove poggia il calzino, era perfettamente bianca. La cosa strana è che i calzini sono, al contrario, molto sporchi. Questo mi fa pensare che la scarpa sia stata rimessa successivamente, che la ragazza sia stata rivestita. E tutto ciò va nella direzione che la difesa ha sempre indicato", commenta l'avvocato.

Nella stessa giornata i legali hanno anche visionato i 54 campioni che contengono il DNA dell'Ignoto 1, ricondotto a quello di Bossetti, custoditi in una scatola di polistirolo con una piastra eutettica. "Ovviamente, quest'ultima era sciolta perché tutto è stato conservato a temperatura ambiente. In più, ci sono anche 23 altre provette di diluizione; dalle prime 54 sono stati estratti ulteriori quantitativi di DNA perché era molto concentrato", prosegue Salvagni.

Massimo Bossetti
Massimo Bossetti

"La scienza ci dice che il DNA che non viene conservato a -80 gradi si degrada, quindi in quelle provette non si dovrebbe trovare più nulla. Ma la prova matematica la si ha solo esaminandole. – osserva ancora il legale – Quindi, sì, da un lato vorremmo procedere all'analisi delle provette, ma anche all'esame dei reperti perché questi potrebbero invece riservarci delle risposte. I reperti sono stati conservati all'interno di buste, quindi non ci dovrebbero essere nemmeno problemi di contaminazione".

"Abbiamo potuto verificare che questi reperti esistono, anche se dall'elenco che noi abbiamo ne mancano alcuni importanti e cercheremo di capire dove sono", racconta ancora il legale, a cui è stato chiesto anche come intende procedere ora il team della difesa: "Sul prossimo passo stiamo ragionando, dobbiamo capire cosa fare. Una cosa è certa, che la difesa non può accontentarsi della semplice visione ma l'obiettivo è arrivare all'analisi dei reperti per una possibile revisione. Cercheremo di argomentare con altre istanze la necessità dell'analisi".

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