Omicidio Yara, Bossetti scrive dal carcere: “Sono innocente, rifate i test”
"Da tre anni invoco la mia innocenza. Posso marcire in carcere per un delitto atroce che non ho mai commesso? Anche Yara da Lassù, ne sono convinto, spera nella giustizia". Sono queste le parole di Massimo Giuseppe Bossetti alla vigilia del verdetto dei giudici d'appello, che lunedì 17 luglio si esprimeranno sul suo coinvolgimento nell'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra, scomparsa nel novembre del 2010 e ritrovata senza vita tre mesi più tardi in un campo aperto a Chignolo d'Isola. Bossetti, già condannato all'ergastolo in primo grado, ha ancora una volta rivendicato la sua innocenza, scrivendo una lunga lettera inviata in esclusiva al Quotidiano Nazionale, in tutto diciassette righe firmate sulla facciata di un foglio protocollo.
"Da tre anni – si legge – chiedo anche tramite i miei avvocati l'unica cosa che può consentire di difendermi, la perizia in contraddittorio sul Dna. Posso marcire in carcere per un delitto atroce che non ho commesso senza che mi sia concessa almeno questa possibilità? Confido che finalmente sia fatta Giustizia e io possa tornare a riabbracciare i miei cari da uomo libero e innocente quale sono, anche se ho una vita stravolta e comunque segnata per sempre. Lo spero io, lo devono sperare i Giudici, sono convinto che lo speri Yara da Lassù, almeno fino a quando il suo vero assassino che è ancora libero e sta ridendo di me e della Giustizia, sconterà la giusta pena. Bossetti Massimo".
Proprio nella mattinata di ieri, Bossetti ha incontrato i suoi legali per fare il punto sulle dichiarazioni che dovrà leggere prima che i giudici della Corte d'Assise d’appello di Brescia si ritirino per una camera di consiglio che, come ha preannunciato il presidente Enrico Fischetti, si protrarrà per molte ore. Per l'accusa, il sostituto procuratore generale Marco Martani ha chiesto di ribadire il carcere a vita stabilito il primo luglio di un anno fa dall’Assise di Bergamo e di condannare l’imputato anche a sei mesi di reclusione per avere calunniato il collega di lavoro Massimo Maggioni, in quanto in primo grado Bossetti era stato assolto.