Omicidio Vanessa Ballan, Fandaj cambia linea: rinuncia alla richiesta di scarcerazione e parlerà col pm
Cambia la linea difensiva di Bujar Fandaj, il 40enne accusato dell’omicidio di Vanessa Ballan, la giovane mamma di 26 anni uccisa nella sua abitazione Riese Pio X, in provincia di Treviso, il 19 dicembre scorso. In accordo coi suoi legali, l'artigiano infatti ha deciso di rinunciare alla richiesta di scarcerazione che era stata precedentemente presentata e a fine mese potrebbe parlare finalmente con i pm inquirenti, raccontando la sua versione dei fatti.
L’interrogatorio è stato già fissato al prossimo 30 gennaio quando il magistrato si recherà appositamente in carcere per incontrare Fandaj. A comunicare che il 40enne rinchiuso nel carcere di Treviso ha rinunciato alla richiesta di scarcerazione sono stati i suoi legali. Una netta inversione del modello difensivo visto che la stessa difesa aveva già presentato l'istanza davanti al Tribunale della Libertà per chiedere la revoca del provvedimento restrittivo firmato dal gip su richiesta della Procura trevigiana.
Il giudice aveva disposto che Fandaj fosse rinchiuso nel carcere di Santa Bona a Trevisosia per il pericolo di fuga sia per un possibile inquinamento delle prove sia per un rischio di reiterazione del reato ai danni di altre donne. I legali però avevano sostenuto che il tutto fosse basato su un impianto accusatorio con molte falle, ricorrendo al Tribunale del Riesame di Venezia.
Ora il passo indietro. "Essendo sorta la necessità di tutelare maggiormente la riservatezza della fase processuale in corso, abbiamo ritenuto opportuno rinunciare all'istanza davanti al Tribunale della Libertà che era stata presentata" hanno spiegato i legali dell’uomo accusato dell’omicidio di Vanessa Ballan che con lui aveva avuto una relazione clandestina.
Il 40enne, che deve rispondere del reato di omicidio volontario pluriaggravato, probabilmente racconterà la sua versione dei fatti il 30 gennaio prossimo dopo aver fatto scena muta fino ad adesso. Nell'interrogatorio di garanzia, infatti, si era avvalso della facoltà di non rispondere ma ora pare sia disposto a rispondere al sostituto procuratore di Treviso, Michele Permunian.
Tanti infatti rimangono ancora gli interrogativi sull’efferato delitto, dalla possibile premeditazione al movente concreto che ha fatto scattare il femminicidio. Secondo l’accusa, l’uomo non aveva accettato che la donna avesse interrotto la relazione clandestina ma al vaglio degli inquirenti anche la circostanza della gravidanza della 26enne. In particolare si cerca di capire se l’uomo in qualche maniera sapeva di quella gravidanza. Intanto gli inquirenti attendono i risultati del dna sul feto che la giovane mamma portava in grembo per stabilire la paternità.