Torremaggiore, il fratello di Massimo De Santis ucciso per gelosia: “Tra lui e Tefta nessuna storia”
“Non c'era niente di niente, mio fratello non aveva neanche modo di incontrarsi con la signora, neppure al bar dove lei veniva con le amiche a fare colazione dopo aver portato i figli a scuola”, così Gianluca, il fratello di Massimo De Santis, il barista 51enne ucciso con 21 coltellate da Taulant Malaj, a Torremaggiore, nel Foggiano.
L'uomo, panettiere 45enne di origini albanesi, avrebbe agito accecato da una folle gelosia che lo aveva portato a ipotizzare una storia d'amore tra la moglie e la vittima.
"Mio fratello non era l'amante di Tefta Malaj"
Nella notte tra sabato e domenica De Santis è stato raggiunto, nell'androne del palazzo di via Togliatti dove viveva con l'anziana madre, da Malaj che, armato di coltello lo ha pugnalato alla gola e al petto, prima di scagliarsi contro moglie Tefta Malaj e la figlia Jessica.
Gianluca De Santis ha escluso ogni tipo di relazione tra suo fratello e Tefta: “Massimo viveva in quel condominio da 43 anni con nostra madre ormai 80enne e vedova – spiega – i rapporti con quella famiglia erano ottimi, normali rapporti tra condomini, si salutavano e si rispettavano”. In più fino a quel momento non vi erano mai stati dissidi con Taulant: “Ti vedeva e ti salutava, mai un litigio”.
Il racconto degli ultimi istanti di vita di Massimo De Santis
“Se avessimo pensato a qualcosa del genere saremmo intervenuti – le parole del fratello – la sera dell'omicidio, Massimo ha chiuso il bar all'1.27, ha accompagnato le ragazze, e poi ha trovato nell'androne di casa quella persona che ha fatto tutto quello che ha fatto”.
Gianluca ha poi aggiunto: "Non aveva motivo di aspettarsi una cosa del genere, lo si capisce da dove è stato trovato il suo corpo: per prendere l'ascensore doveva andare a destra, ma il cadavere era accasciato a sinistra, ai piedi della scalinata. Quindi si era appostato e lo ha chiamato. Mio fratello, che non aveva motivo di temere nulla, si è avvicinato ed è stato colpito. È stato massacrato con 21 coltellate, una alla gola e altre venti all'addome. Non aveva segni sulle braccia quindi non pensava di doversi difendere".