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Omicidio a Pescara: 17enne ucciso a coltellate

Omicidio Thomas, il gip: “I due indagati volevano solo provocare sofferenza e uccidere”

Per il Gip che ha convalidato il fermo dei due indagati la causa determinante dell’omicidio è “l’impulso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano, sino quasi a integrare il motivo futile, ossia il motivo meramente apparente e in realtà inesistente, che cela l’unico vero” intento, che è quello di cagionare sofferenza e morte.
A cura di Davide Falcioni
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"Un impulso omicida che prevale sugli stimoli collegati con lo scopo di lucro o con la punizione dell'inadempimento". È quanto il Gip del Tribunale dei Minorenni dell'Aquila ha scritto nel provvedimento con cui ha convalidato il fermo dei due 16enni pescaresi indagati per l'omicidio a Pescara del coetaneo Thomas.

A motivare le esigenze cautelari disposte per entrambi, la "gravità dell'omicidio, che manifesta una inclinazione oltremodo violenta degli indagati, di gran lunga eccedente il movimento all'origine dell'aggressione così da doversi ritenere che l'esazione del credito – scrive ancora il giudice – abbia solo attivato l'impulso criminale, recidendo ogni ulteriore nesso con l'obiettivo dell'incontro con il debitore". Causa determinante del delitto è, si legge ancora, "l'impulso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano, sino quasi a integrare il motivo futile, ossia il motivo meramente apparente e in realtà inesistente, che cela l'unico vero" intento, che è quello di cagionare sofferenza e morte.

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Per i due ragazzi, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, il giudice ha disposto la custodia in un istituto per minori. L’autopsia sul corpo del ragazzo ha evidenziato come le lesioni che ne hanno causato il decesso abbiano interessato entrambi i polmoni, provocando uno shock emorragico irreversibile, e ha permesso di identificare le singole lesioni, ricostruendo in modo chiaro i colpi letali e la dinamica dell’omicidio.

Un delitto compiuto per "futili motivi", circostanza che è contestata ai due minori, mentre non lo è la premeditazione, e che se confermata in sede processuale potrebbe portare ad applicare attenuanti e misure alternative come da procedura, visto che i due sedicenni non possono essere condannati all’ergastolo. "Il ragazzo è sotto choc, assente, freddo alle emozioni, ma credo sia normale, è un ragazzino che forse sta capendo di aver fatto una cosa più grande di lui", ha dichiarato, al termine dell'udienza di convalida, l'avvocato Marco Di Giulio, che assiste uno dei due minorenni.

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