Omicidio-suicidio a Torino, la chiamata al 112: “Ho ucciso mia moglie. Vi lascio la porta aperta”
Stava dormendo Marita Ivana Pennacchio quando il marito ha impugnato la sua Beretta calibro 7,65, regolarmente detenuta, e le ha sparato uccidendola. Poi ha composto il 112 per avvertire i carabinieri di quanto appena fatto: "Ho ucciso mia moglie. Vi lascio la porta aperta così potete entrare nell’alloggio". Il tempo di scrivere su un biglietto per i quattro figli la parola "Scusate", e poi Bruno Daniele, 78 anni, ha impugnato quell'arma e l'ha rivolta verso se stesso per togliersi la vita. Quando i carabinieri sono entrati nell'appartamento di via San Quintino a Torino hanno trovato il cadavere dell'uomo sul divano, con in pugno ancora la Beretta semiautomatica, e quello della moglie a letto.
Un omicidio-suicidio di cui nessuno dei vicini si è accorto, sono stati svegliati dalle sirene delle auto dei carabinieri e delle ambulanze. Ai militari che li hanno interrogati hanno tutti raccontato la stessa storia, quella di una coppia mite, che si vedeva poco: si erano trasferiti in quello stabile signorile del capoluogo piemontese circa tredici anni fa. Bruno Daniele era andato in pensione già da qualche tempo perché sembra perché soffrisse di una profonda forma di depressione. Era taciturno, a volte cupo, e con la pandemia la situazione era forse peggiorata: le già poche uscite erano diventate per la coppia rarissime, tanto da scegliere di farsi recapitare anche la spesa a casa. Lei invece era cordiale con tutti, di poche parole ma sempre disponibile a fare due chiacchiere se qualcuno le chiedeva qualcosa. Una donna mite, la descrivono così i vicini di casa all'indomani della tragedia. Nessuno avrebbe mai immaginato quanto accaduto la notte di Halloween. I punti interrogativi ruotano ora intorno all'arma detenuta dall'uomo e al motivo per il quale gli fosse stato rinnovato il porto d'armi pur avendo una evidentemente diagnosticata una depressione.