Omicidio-suicidio a Pisa, i genitori del calciatore: “Era tranquillo, rideva e scherzava”
“Venerdì sera abbiamo cenato insieme, rideva e scherzava. Ha mangiato le stesse cose, era tranquillo, ha giocato con il cane. Non mi sono accorta di niente, non ha mi ha dato neppure l’impressione di avere dei pensieri. Poco dopo le nove è uscito, ha detto che avrebbe fatto tardi”: così la mamma di Federico Zini ha ricostruito gli ultimi attimi insieme a suo figlio, il calciatore venticinquenne che venerdì notte ha prima sparato alla sua ex fidanzata Elisa Amato e poi si è tolto la vita. I genitori del giovane sono sconvolti e non sanno dare un perché a questa tragedia. Al quotidiano La Nazione hanno descritto il figlio come un ragazzo tranquillo, che aveva dedicato la sua vita al calcio (Zini era un giocatore del Tuttocuoio, la società di Ponte a Egola, in serie C), che per il suo lavoro aveva fatto tanti sacrifici, che mai aveva dato segni di sofferenza o malessere. “Federico era un ragazzo perbene, non fumava e non beveva, era equilibrato, con la sua fondazione collaborava con l’associazione Make A Wish che aiuta i bambini malati di tumore ricoverati al Gaslini di Genova”, ha raccontato il padre.
"Si erano lasciati ma erano rimasti amici" – A proposito del rapporto con la vittima, i genitori hanno detto che i due ragazzi avevano convissuto per circa sei mesi prima che lui partisse per la Mongolia: “Si erano lasciati Federico ed Elisa, ma erano rimasti amici, si frequentavano – ha detto ancora il padre – Una quindicina di giorni fa lei lo aveva chiamato perché la accompagnasse a farsi un tatuaggio. Federico era contento, giovedì sera aveva rinnovato il contratto con il Tuttocuoio ed era entusiasta perché gli avevano proposto di fare gli stage con i bambini”. Ma poi qualcosa deve essere accaduto. I corpi dei due giovani sono stati trovati sabato mattina in un parcheggio di San Miniato (Pisa). Da quanto ricostruito, nella notte l’uomo avrebbe atteso la ex davanti alla sua abitazione a Prato, l’avrebbe costretta a salire in auto per poi andare verso San Miniato. Non è chiaro se la trentenne sia stata uccisa già a Prato o una volta arrivati a San Miniaro. Le ricerche dei carabinieri sono partite quando alcuni cittadini di Prato, intorno alle 3 di notte, hanno denunciato di aver sentito qualcuno litigare in mezzo alla strada. Qualcuno avrebbe detto di aver sentito anche colpi d'arma da fuoco, prima di vedere un'auto fuggire a forte velocità. L'arma usata da Zini per sparare alla donna e poi suicidarsi è una pistola da lui regolarmente detenuta da non molto tempo, dopo aver ottenuto un permesso per uso sportivo. Da quanto emerso, il venticinquenne avrebbe tentato più volte di riavvicinarsi alla ex, da parte di questa comunque non risultavano denunce.