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Omicidio Stefano Gonella, riaperta l’inchiesta dopo 17 anni: si parte da un capello nero e un identikit

Riapre dopo 17 anni l’inchiesta su Stefano Gonella, il 26enne ucciso in casa a Bologna nel settembre del 2006. Si riparte dall’identikit del killer e da alcune tracce di Dna.
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'inchiesta riparte da un volto senza un nome. Esiste solo un identikit del killer di Stefano Gonella, ucciso a 26 anni nel suo appartamento di via Passarotti, a Bologna, ormai 17 anni fa.

L'assassino sarebbe un giovane dai lunghi capelli neri immortalato nell'identikit realizzato dalla polizia sulla base del racconto di due testimoni.

Dopo anni di indagini, Procura e Squadra mobile non sono riuscite a dargli un'identità. Così Stefano Gonella aspetta ancora giustizia. Il giovane portiere d'albergo bergamasco viveva a Bologna da tempo insieme alla fidanzata inglese.

Nel suo quartiere era amato e benvoluto da tutti, ma passato l'iniziale clamore riguardante l'omicidio, sul caso si sono spenti i riflettori.

Ora il pm Maria Gabriella Tavano ha riaperto l'inchiesta nella speranza di trovare l'assassino. Il fascicolo per omicidio volontario è rimasto contro ignoti nonostante l'esistenza di quell'identikit.

La Procura riparte da qui per riaprire l'inchiesta ed eseguire nuovi e più sofisticati esami sul Dna trovato sulla scena del crimine, forse appartenente all'assassino.

Gli accertamenti saranno eseguiti da un genetista di Ancona e al termine degli esami, il Dna sarà inserito nella banca dati nazionale delle forze dell'ordine creata nel 2016.

Questo passaggio, sperano gli inquirenti, potrebbe portare a una svolta e poi al nome del killer.

l'identikit del killer, foto da Facebook
l'identikit del killer, foto da Facebook

 La dinamica dei fatti

Il 23 settembre del 2006, Gonella aveva trascorso la serata nei locali di via del Pratello insieme ad alcuni amici. Alle 4,05 circa aveva deciso di tornare a casa. Intorno a quell'ora era infatti stato ripreso da una telecamera di via Indipendenza mentre camminava verso via Matteoti da solo, con una bottiglia di birra in mano.

Poco dopo sarebbe arrivato nel suo appartamento di via Passarotti 23 dove probabilmente lo aspettava il suo assassino. Non sono stati trovati segni di effrazione, segno che probabilmente il giovane conosceva il suo killer e lo aveva fatto entrare spontaneamente in casa.

A confermare la teoria, anche lo studente spagnolo 24enne che Stefano ospitava da qualche giorno. Il ragazzo aveva raccontato di aver sentito Gonella aprire la porta e lo sconosciuto ridere e scherzare tranquillamente.

Agli inquirenti aveva detto di essersi addormentato e di essersi svegliato di colpo intorno alle 6.30 dopo aver udito un forte trambusto e dei gemiti. Sull'uscio della sua stanza aveva visto poi un uomo andare in bagno a lavarsi per poi fuggire. Stefano era steso a terra nella sua camera, agonizzante.

Anche un vicino aveva raccontato agli agenti di aver visto il killer scappare. Nei giorni successivi, la Scientifica aveva trovato nell'appartamento un capello nero dal quale è stato poi estratto il Dna.

I due testimoni avevano fornito la descrizione per l'identikit fisico e gli inquirenti avevano tracciato anche un profilo psicologico del killer.

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