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Omicidio Spinea, Lilia uccisa dal compagno: “Ti faccio a pezzi e ti spedisco in valigia a tua madre”

Il racconto di un’amica di Lilia Patranel, la 41enne uccisa nei giorni scorsi a Spinea, nel Veneziano, dal compagno Alexanandru Ianosi Andreeva Dimitrova: “Non è stato un raptus. In quella casa era la regola”.
A cura di Ida Artiaco
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"Una volta era arrivato a dirle: Ti faccio a pezzi e ti spedisco in valigia a tua madre in Moldavia".

A parlare è una amica di Lilia Patranel, la 41enne uccisa nei giorni scorsi a Spinea, nel Veneziano, dal compagno Alexanandru Ianosi Andreeva Dimitrova, 35 anni, nella loro casa nonostante fosse presente anche il loro figlio di soli 4 anni.

Come riporta Il Gazzettino, la donna ha raccontato il rapporto tra la vittima e il suo aggressore. Era stata proprio lei a convincere Lilia a sporgere denuncia contro il 35enne al culmine dell'ennesima minaccia. "Lo sapevano tutti che quell'uomo era un violento, sapevano tutti che sarebbe finita così", ha aggiunto.

Secondo l'amica di Lilia, "non è stato un raptus, non è stata una lite occasionale. In quella casa era la regola".

Il rapporto tra i due non era mai stato idilliaco, pare che l'uomo avesse iniziato a essere violento nel 2016. Poi, nel 2018, con la nascita del bambino, le cose erano peggiorate. "Aveva fatto allontanare le altre due figlie di Lilia – ha continuato la donna – la più grande, 17 anni, è andata a vivere in un comune vicino, perché non sopportava più il clima pesante e i continui maltrattamenti. La ragazza aveva anche cercato di portare con sé la madre, ma non c'era stato verso".

Ad agosto Lilia aveva sporto denuncia, prima di ritirarla. "Ad agosto l'aveva mandata all'ospedale: schiaffi, calci, pugni. Una vera e propria aggressione. D'accordo, lei aveva rimesso la querela, ma possibile che non sia stato possibile comunque allontanare di casa quell'uomo? C'erano le dichiarazioni, c'erano le ferite. Era finita in pronto soccorso", ha detto ancora l'amica della vittima.

La quale ha concluso: "Lilia era una donna buona, una bella persona, un'ottima amica. Chiedete in giro: vi diranno solo cose buone di lei. Sono tutti sconvolti, tutti mi chiedono com'è possibile che la nostra Lilia non ci sia più. E invece è proprio così. E la colpa è anche di chi non ha voluto vedere quello che era sotto il naso di tutti noi".

L'uomo, dopo essere stato fermato, si è chiuso nel silenzio più assoluto, avvalendosi della facoltà di non rispondere. È stato trasferito nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia.

Era stato lui a chiamare le forze dell'ordine dopo aver massacrato il corpo della 40enne moldava con una lama. Al figlio piccolo, presente in casa al momento del delitto, aveva detto che "la mamma è caduta".

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