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Omicidio Sofia Stefani, ancora domiciliari per Gualandi: “Uccise sotto stress, a casa non si ripeterebbe”

Le motivazioni degli arresti domiciliari a Giampiero Gualandi per l’omicidio della vigilessa Sofia Stefani: la perdita di autocontrollo per il giudice è sostenibile in una situazione di pressione emotiva e di stress che l’ambiente domestico non genera, né si può pronosticare che possa insorgere.
A cura di Susanna Picone
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Potrebbe uscire dal carcere Giampiero Gualandi, l’ex comandante della polizia locale accusato dell’omicidio ad Anzola Emilia della collega e amante Sofia Stefani. Per la seconda volta, dopo l'annullamento per un errore nella prima istanza, il Gip del tribunale di Bologna Domenico Truppa ha concesso gli arresti domiciliari al 63enne.

Il giudice ha accolto la richiesta del difensore dell'uomo, avvocato Claudio Benenati: per il momento Gualandi si trova ancora in carcere in attesa della disponibilità di un braccialetto elettronico. La Procura ha già fatto appello contro la decisione. Ma intanto, secondo il Gip Domenico Truppa che ha concesso i domiciliari all’ex comandante, i fatti sono accaduti in un contesto ritenuto molto particolare, in una relazione extraconiugale definita ormai satura, che ha portato all'epilogo del 16 maggio scorso. È l'Ansa a riportare le motivazioni degli arresti domiciliari.

Condizioni che non pare possano ripetersi in ambito domestico, né con la moglie né con altre persone che comunque non entrerebbero in contatto con l’indagato. Insomma, per il giudice, la perdita di autocontrollo è sostenibile in una situazione di pressione emotiva e di stress che l'ambiente domestico non esibisce né genera, né si può pronosticare che possa insorgere.

Nell'ordinanza il giudice sottolinea anche come Gualandi sia un soggetto non più giovane, pienamente radicato nel territorio, con famiglia di riferimento, attività lavorativa consolidata e un percorso professionale ben noto e conosciuto tra i pubblici uffici e queste condizioni non possono che portare ad una prognosi favorevole di adeguato autocontrollo per le prescrizioni previste dai domiciliari.

Sofia Stefani, 33 anni, è stata uccisa lo scorso maggio nell’ufficio del suo ex collega Gualandi da un colpo partito dalla pistola di ordinanza dell’uomo. Lui – che con la vittima aveva avuto una relazione – si è sempre difeso dicendo che è stato uno sparo accidentale, partito durante una colluttazione, ma la Procura gli contesta l'omicidio volontario aggravato e ha chiesto per lui il giudizio immediato.

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