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Omicidio Giulio Regeni

Omicidio Regeni, gli inquirenti italiani recuperano documenti e oggetti di Giulio dall’Egitto

Gli inquirenti italiani sono entrati in possesso dei documenti e di alcuni oggetti personali appartenuti a Giulio Regeni, lo studente originario di Trieste sequestrato e ucciso a Il Cairo nel 2016. La famiglia ne aveva fatto richiesta tre anni fa, ma solo ora è arrivato l’ok da parte delle autorità egiziane. Tra il materiale recuperato, il passaporto del giovane, tessere universitari e un cellulare.
A cura di Ida Artiaco
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Il passaporto, due tessere universitarie, diverse paia di occhiali da sole, tra cui due modelli femminili, e un telefono cellulare. Gli inquirenti italiani sono entrati finalmente in possesso dei documenti e degli oggetti personali di Giulio Regeni, lo studente di origine triestina sequestrato e trovato cadavere al Il Cairo tra gennaio e febbraio del 2016. Il materiale appartenuto al giovane è stato consegnato dalle autorità egiziane, dopo essere stato probabilmente sottratto alla banda di presunti killer, cinque criminali comuni uccisi in Egitto il 24 marzo di quattro anni fa. La famiglia ne aveva fatto richiesta ben tre anni fa: i genitori di Giulio, Claudio e Paola, potrebbero a questo punto essere convocati in Procura dagli investigatori per effettuare un nuovo riconoscimento degli effetti personali arrivati dalla Capitale egiziana nelle scorse ore.

I Regeni, infatti, assisti dall'avvocato Alessandra Ballerini, hanno compiuto una perizia sulle foto dei presunti effetti personali del ricercatore da cui è emerso che solo i documenti di riconoscimento sono di Giulio mentre l'altro materiale, come ad esempio gli occhiali da donna e la droga, era forse funzionale ad avvalorare la falsa pista dell'omicidio a sfondo sessuale. Tra gli oggetti recuperati infatti ci sono anche un marsupio rosso con lo scudetto dell'Italia, alcuni occhiali da sole, tra cui due modelli da donna, un pezzo di hashish, un cellulare, un bancomat e due borselli neri tra cui uno con la scritta "Love". I cinque criminali che furono trovati in possesso di questi oggetti furono fatti passare dalle autorità egiziane come gli assassini di Giulio, ma per gli investigatori italiani si trattò di un tentativo di depistaggio.

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