Omicidio Regeni, andranno a processo gli 007 egiziani accusati della morte del ricercatore italiano
Andranno a processo i quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni, il cui corpo venne ritrovato privo di vita e con evidenti segni di tortura lungo la strada che collega Il Cairo ad Alessandria il 3 febbraio del 2016, nove giorni dopo il suo sequestro avvenuto il 25 gennaio. Gli imputati sono il generale Tariq Sabir e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Nei loro confronti le accuse mosse dal sostituto Sergio Colaiocco variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e al concorso in lesioni personali aggravate. La decisione al termine dell’udienza preliminare è stata del gup Pierluigi Balestrieri accogliendo la richiesta della Procura di Roma. La prima udienza è fissata per il 14 ottobre.
Il gup: "Assenti volontari, sapevano di essere indagati"
L’udienza per il rinvio a giudizio degli 007 egiziani era andata avanti dopo che il Gup di Roma, Pierluigi Balestrieri, ha respinto l’eccezione dei quattro difensori per l’assenza degli imputati. Questi ultimi non potevano non sapere di essere coinvolti nell’indagine, spiega il gup che ha certificato la: "volontaria sottrazione dal processo", ormai un "fatto notorio" vista la "copertura mediatica capillare e straordinaria". In aula erano presenti i genitori di Giulio Paola Deffendi e Claudio Regeni accompagnati dal loro legale l’avvocato Alessandra Ballerini. L'udienza era già rinviata il 29 aprile, quando era stato accolto il legittimo impedimento, a causa del Covid, di uno dei difensori d’ufficio degli imputati).
La svolta nel processo
Tre nuovi testimoni hanno accusato gli 007 egiziani dell’uccisione del giovane ricercatore friulano. La svolta nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma è arrivata ad aprile. Con le tre nuove testimonianze raccolte dagli inquirenti sono diventati otto i testimoni che accusano in modo ritenuto dai pm italiani "chiaro e credibile" i agenti della National security egiziana di essere gli autori del sequestro, delle sevizie e della morte di Regeni.