Omicidio Pierina Paganelli, Valeria Bartolucci interrogata a sorpresa su un misterioso audio
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Nuovo sviluppo nell’indagine sull’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa con 29 coltellate nell’ottobre del 2023. Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 19 febbraio, la Procura di Rimini ha convocato Valeria Bartolucci, vicina di casa della vittima e moglie di Louis Dassilva, unico indagato per il delitto. La donna si è presentata al Palazzo di Giustizia, ma dopo circa un’ora ha lasciato gli uffici senza rilasciare dichiarazioni.
Stando a quanto emerso, la convocazione della Bartolucci sarebbe stata disposta dagli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Daniele Paci, per chiarire alcuni elementi raccolti dalla Squadra Mobile della Questura, diretta dal dirigente Marco Masia. In particolare alla donna sarebbe stato fatto ascoltare un audio. Una registrazione dal contenuto non meglio precisato, ma ritenuta di grande importanza investigativa dagli inquirenti. L’interrogatorio non richiedeva la presenza di un legale, e la donna ha scelto di non rispondere alle domande degli investigatori.
Il mistero del capello non repertato
Parallelamente, nuovi interrogativi emergono sulla vicenda legata a un capello rinvenuto sul volto della vittima al momento del ritrovamento del corpo nel vano scale della palazzina di via del Ciclamino. La trasmissione televisiva Chi l’ha visto? ha sollevato dubbi sulla mancata repertazione del reperto, visibile nelle immagini della scena del crimine ma apparentemente escluso dagli esami scientifici.
Secondo quanto riportato dal programma, il capello non risulterebbe tra quelli analizzati dagli esperti né tra i reperti consegnati a Emiliano Giardina, super perito del Tribunale e docente dell’Università Tor Vergata di Roma. La polizia scientifica, che ha effettuato il sopralluogo nel garage interrato dell’edificio, non avrebbe isolato il capello tra i materiali rilevanti per l’indagine.
La trasmissione ha sottolineato che “non c’è traccia della sua repertazione: nessun accertamento è stato fatto su quel capello”, suggerendo possibili omissioni nella raccolta delle prove. Tuttavia, fonti investigative precisano che il capello potrebbe non essere stato considerato significativo, poiché appartenente alla vittima e quindi non ritenuto elemento utile per identificare il colpevole.