La mattina del quattro ottobre scorso il corpo di Pierina Paganelli veniva rinvenuto da sua nuora Manuela Bianchi nel vano scale, al piano interrato, del garage condominiale dello stabile in via del Ciclamino n. 31 di Rimini, in cui la donna viveva. Pierina era stata attinta da 29 coltellate una volta rientrata a casa dopo aver partecipato ad un evento religioso presso la sala del regno dei testimoni di Geova di Rimini.
Attualmente, dopo mesi di indagini, per l’omicidio è stato arrestato Louis Dassilva, condomino dello stesso stabile del Villaggio San Martino, residente in un appartamento, con la moglie Valeria, sullo stesso piano in cui si trova l’appartamento della vittima e quello di Manuela Bianchi, con cui Louis aveva una relazione extraconiugale.
Secondo la Procura sussiste un grave quadro indiziario di colpevolezza a carico del Dassilva, costituito da diversi elementi tra i quali le immagini delle telecamere della farmacia San Martino che riprenderebbero l’uomo mentre rientra nello stabile di via del Ciclamino alle 22.17, cioè pochi minuti dopo la commissione dell’omicidio (22.13). Louis si è sempre dichiarato estraneo ai fatti e ha riferito di non essere mai uscito dal suo appartamento la sera del tre ottobre, alibi confermato da sua moglie Valeria, che però in quell’orario stava già dormendo.
Le modalità con le quali Pierina è stata uccisa sono indicative di un omicidio commesso da una persona che la donna conosceva e che aveva anche una buona dimestichezza con i luoghi in cui è avvenuto. Un omicidio, si legge nell’ordinanza di fermo, “maturato in un contesto di rancori e risentimenti personali”.
Sembra infatti, dalle risultanze investigative e dalle dichiarazioni delle persone ascoltate, che Pierina fosse venuta a conoscenza del fatto che sua nuora Manuela avesse un amante, tanto che la stessa Manuela si era temporaneamente (fino all’incidente che aveva coinvolto suo marito Giuliano) trasferita dal fratello Loris, ma che non conoscesse l’identità dell’amante.
Pierina stava dunque indagando prima di essere uccisa. Il rischio di uno svelamento sarebbe, per gli inquirenti, alla base del movente che avrebbe portato Louis a ucciderla.
Se Pierina Paganelli avesse scoperto che proprio lui era l’uomo con il quale la nuora Manuela aveva una relazione avrebbe potuto rivelarlo a Valeria. Louis quindi era preoccupato di tutelare la sua amante e se stesso, dal momento che rischiava di essere lasciato da Valeria (se questa fosse venuta a conoscenza della relazione) e ciò avrebbe comportato per lui un danno anche economico.
Lo stesso però può dirsi per Manuela Bianchi che, in diverse circostanze, proprio con il suo amante, si era detta preoccupata di dover nuovamente lasciare l’appartamento di via del Ciclamino ed andare a vivere in affitto come suo padre e suo fratello, di subire le ripercussioni familiari che ne sarebbero conseguite, di essere dissociata dalla congregazione dei testimoni di Geova, che proprio il giorno dopo l’omicidio avrebbe dovuto accogliere la testimonianza di Pierina, del “terrore” di perdere sua figlia.
La stessa Manuela, da quanto emerge dalle indagini, avrebbe avuto più che una ragione per essere preoccupata, “timori e preoccupazioni che con l’uccisione di Paganelli Pierina, con un colpo di spugna, sarebbero svaniti”, si legge nell’ordinanza.
La relazione tra Manuela e Louis quindi, alla base del movente dell’omicidio, una relazione intensa e duratura la cui importanza sarebbe stata sminuita da entrambi di fronte agli inquirenti. Laddove Louis infatti parla di una fugace avventura che sarebbe durata circa un mese, Manuela in prima battuta ne nega la sussistenza e poi la ammette parlando di una frequentazione che sarebbe durata all’incirca 15 giorni tra marzo ed aprile e sarebbe terminata in concomitanza con l’incidente di Giuliano che l’avrebbe portata a ritrovarsi “innamorata di mio marito”.
Dalle evidenze investigative emerge però che la relazione, iniziata presumibilmente tra marzo ed aprile del 2023 è proseguita in realtà anche dopo l’omicidio di Pierina, tra due persone profondamente innamorate tra loro (come si evince dallo scambio di messaggistica e dalle intercettazioni) che hanno usato una grande “accuratezza al fine di evitare le intercettazioni”.
Manuela e Louis avrebbero infatti continuato a sostenersi e a rimanere in contatto escogitando (lo avrebbe fatto Manuela in particolar modo) metodi per evitare di essere intercettati dagli inquirenti, utilizzando ad esempio immagini pubblicate nelle “storie” di Telegram o scambiandosi messaggini o regalini nel disimpegno del vano scale, luogo in cui è avvenuto l’omicidio. Particolari questi che aggiungono molto sull’intensità della relazione, sulla priorità che questa aveva per entrambi a confronto della tragedia che si era appena consumata e sulla personalità di Manuela e Louis, capaci di porre in essere condotte deplorevoli.
Dassilva quindi avrebbe atteso Pierina al rientro dall’evento religioso, mettendo a punto un vero e proprio agguato, attraverso un’azione preordinata compiuta da un soggetto che era a conoscenza dell’arrivo della Paganelli. Un’azione fulminea che le ha tolto la vita in pochi minuti. Pierina viene ripresa mentre entra nello stabile da una telecamera di sorveglianza alle 22.09 e sempre una telecamera posta all’interno del garage di un condomino ne registra le urla disperate mentre viene uccisa alle 22.13.
Sembra legittimo chiedersi a questo punto se Louis fosse davvero l’unico ad avere un movente tanto forte e valido per premeditare l’omicidio di Pierina e se da solo, autonomamente, avrebbe potuto predisporre un’azione così dettagliata in tempi tanto ristretti, proprio lui che nulla aveva a che vedere con la comunità dei testimoni di Geova, che non ne frequentava le funzioni e non poteva pertanto conoscerne le tempistiche, o se al contrario, il suo arresto possa intendersi come il primo risultato di un’intensa e complessa attività di indagine.