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Omicidio di Pierina Paganelli a Rimini

Omicidio Pierina Paganelli, film maker di Hollywood analizza la prova della Cam3: “Ecco l’uomo inquadrato”

Un film maker trevigiano residente a Los Angeles ha realizzato per la trasmissione “Chi l’ha visto?” una ricostruzione basata sulle immagini della Cam3 di via del Ciclamino a Rimini. Le riprese della telecamera di sorveglianza costituiscono la prova principale per l’omicidio di Pierina Paganelli per il quale è indagato il 34enne Louis Dassilva, attualmente in carcere.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Pierina Paganelli e l'immagine realizzata sulle riprese della Cam3 da Daniel Auber per "Chi l'ha visto?"
Pierina Paganelli e l'immagine realizzata sulle riprese della Cam3 da Daniel Auber per "Chi l'ha visto?"
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Continuano le indagini sulla morte di Pierina Paganelli, al 78enne accoltellata nel garage dello stabile nel quale viveva a Rimini in via del Ciclamino. Le ultime notizie arrivano dalla perizia genetica che non ha individuato su 30 reperti e sulla scena del crimine tracce di Dna di Louis Dassilva, il vicino di casa unico indagato per la morte dell'anziana.

Resta la "prova regina", il filmato della Cam3 di una farmacia situata poco lontano da via del Ciclamino. La ripresa mostrerebbe un uomo (secondo gli inquirenti Louis Dassilva) allontanarsi dallo stabile poco dopo il delitto avvenuto intorno alle 22.

Durante la trasmissione "Chi l'ha visto?" sono stati mostrati i tentativi di risalire all'uomo inquadrato effettuati da un telespettatore, Daniel Auber, italiano residente a Los Angeles e autore di effetti speciali per il cinema. Auber, che ha lavorato anche alla saga di Harry Potter, ha chiesto al programma condotto da Federica Sciarelli un estratto delle riprese della Cam3 in una maggiore definizione per sovrapporre i profili inquadrati.

Dal lavoro di Auber è venuta fuori l'immagine di un uomo la cui sagoma, almeno all'apparenza, è molto simile a quella di Dassilva, anche se poco chiara.

La ricostruzione realizzata da Daniel Auber
La ricostruzione realizzata da Daniel Auber

Dalla perizia genetica non sono emerse tracce di Dna di Dassilva. Oltre ai rilievi condotti sulla scena del crimine, sono stati analizzati oltre 30 reperti tra gli effetti personali di Paganelli e oggetti sequestrati nell'abitazione del 34enne in carcere.

Il profilo genetico di Dassilva non corrisponde neppure ai due Dna maschili trovati sulla gonna di Paganelli e sulle pareti del garage dove la donna è stata accoltellata. Che Dassilva sia stato sul luogo del delitto però è certo: lo stesso 34enne lo dichiarò in alcune interviste rilasciate agli organi di stampa nelle prime fasi delle indagini.

Il vicino di casa di Pierina fu infatti una delle prime persone allertate da Manuela Bianchi, nuora della vittima, dopo il ritrovamento del corpo. Dassilva asserì di aver toccato i vestiti della donna nel tentativo di riconoscerla.

Stando a quanto emerso dalle indagini, la 78enne aveva con sé la borsa, il cui contenuto è stato analizzato. Accanto al suo corpo sono state trovate le chiavi di casa, fotografate dalle forze dell'ordine durante i primi rilievi.

Quelle chiavi però non sarebbero state consegnate al Prof Emiliano Giardina, che si è occupato della perizia genetica. Secondo chi indaga, al momento dell'omicidio la 78enne aveva le chiavi tra le mani e potrebbe averle usate per colpire l'aggressore poco prima di essere accoltellata.

Le chiavi trovate accanto al cadavere di Pierina Paganelli
Le chiavi trovate accanto al cadavere di Pierina Paganelli

Secondo la Procura, Louis Dassilva avrebbe fornito agli inquirenti un alibi falso. Il 34enne disse infatti di essere stato in casa tutta la sera e di aver visto un film su Netflix per poi andare a dormire. Secondo quanto emerso dagli accertamenti, invece, il collegamento Netflix sarebbe stato interrotto alle 22.06, poco prima del delitto. Per chi indaga, l'uomo avrebbe visto la panda rossa di Pierina accedere al garage dal balcone di casa e così sarebbe uscito per ucciderla.

Subito dopo avrebbe lasciato il luogo dell'omicidio passando dalla porta tagliafuoco per poi sbucare dal portone del civico 29. Da qui avrebbe superato i cassonetti dell'immondizia per sbarazzarsi dell'arma e poi sarebbe stato inquadrato dalla Cam3 che ancora oggi costituisce la prova regina del caso.

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