Omicidio Pescara, il fratello di uno dei due 16enni indagati: “Gli vorrò bene, ma paghi per ciò che ha fatto”
"Ho pianto per quel ragazzo, a me e alla mia famiglia dispiace innanzitutto per lui, perché non c'è più. Da domenica sto vivendo l'inferno. Mio fratello è accusato di questo massacro e se ha sbagliato dovrà pagare".
Così, in una intervista esclusiva al Tg1, il fratello di 18 anni di uno dei due 16enni indagati per l'omicidio del 17enne, ucciso con 25 coltellate domenica sera nei pressi del parco Baden Powell a Pescara, per un debito di 200 euro, presumibilmente di droga.
"Vogliamo chiedere scusa alla famiglia, gli staremo vicini – ha aggiunto il ragazzo -. Ora devo fare i conti con la ferocia e l'indifferenza di cui parlano le indagini. Non chiediamo sconti, crediamo nella giustizia", sottolinea. E poi, del fratello, dice: "Gli vorrò sempre bene, però paghi il giusto per quello che ha fatto. Se dovesse esser provata la sua responsabilità, ha bisogno di fare quegli anni negli istituti dove può essere aiutato".
Ancora incredula anche la famiglia della giovane vittima rispetto a quanto successo. "Tanto la giustizia prima o poi viene a galla. Spero", ha detto la nonna del 17enne ai microfoni dalla Tgr Abruzzo. "Non si può uccidere un ragazzino così. Era mingherlino, piccolino – ricorda -. Era un ragazzo d'oro. Aveva i grilli che hanno tutti i ragazzi di questa età. Non era un drogato e non era un tossico. Aveva tre anni e mezzo quando l'ho preso. L'ho cresciuto io, sono stata la mamma", ha aggiunto. Alla domanda se la madre verrà qui, la donna risponde: "Mi chiede una cosa impossibile, non vuole vedere suo figlio in una bara", ha concluso.
Il ragazzo, che si era allontanato volontariamente da casa a Rosciano lo scorso novembre e poi era stato ritrovato, era fuggito la scorsa settimana da una comunità per minori di Limosano, piccolo Comune della provincia di Campobasso dove tutti lo conoscevano.