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News sulla morte di Pamela Mastropietro

Omicidio Pamela, Oseghale istrionico assassino: “Inquietanti capacità simulatrici”

“Non esiste nessun ragionevole dubbio: Oseghale è l’assassino di Pamela”. Così le motivazioni della sentenza con cui, il 29 maggio 2019, è stato condannato all’ergastolo Innocent Oseghale, ritenuto reo di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana Pamela Mastropietro. Secondo la corte di Assise di Macerata l’uomo avrebbe agito con “inquietanti capacità mimetiche e simulatrici”.
A cura di Angela Marino
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"Non esiste nessun ragionevole dubbio: Oseghale è l'assassino di Pamela". Così le motivazioni della sentenza con cui, il 29 maggio 2019, è stato condannato all'ergastolo Innocent Oseghale, ritenuto reo di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana Pamela Mastropietro. Il presidente della corte d'assise Roberto Evangelisti ha illustrato nelle 57 pagine del documento tutta la ricostruzione del delitto che quasi due anni fa ha inorridito l'Italia.

"Esclusa ragionevolmente la morte per overdose, questa deve essere ascritta alla due coltellate vibrate dall'imputato allorché Pamela era ancora in vita".  Oseghale, scrive Evangelisti "dopo aver accoltellato la ragazza ancora in vita, provvedeva non soltanto al depezzamento e alla dissezione del corpo, ma attendeva all'accurato lavaggio di tutti i resti con la varichina, attività funzionale a un inquinamento della prova omicidiaria e che non può certo trovare giustificazione nel fatto che l'imputato si sentisse, per così dire, infastidito dall'odore proveniente dai resti dopo aver brutalmente sezionato il cadavere con chirurgica precisione".

"La tesi dell'accusa – precisa ancora la Corte di Assise di Macerata – è suffragata inoltre dalle plurime versioni rese da Oseghale circa lo svolgimento dei fatti, contraddittorie e di volta in volta adattate alle esigenze difensive e agli sviluppi investigativi, denotanti le inquietanti capacità mimetiche e simulatrici dell'imputato". "Le conclusioni cui pervenivano i consulenti delle accuse pubblica e privata – conclude – cementate dalla condotta dell'imputato, ispirata da finalità probatoriamente inquinanti, sono suffragate dai risultati delle indagini tossicologiche e sui resti cadaverici."

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