Omicidio Pamela Mastropietro, Oseghale: “Quando sono arrivato a casa era già morta”
"Pamela era già morta quando sono tornato a casa". E' quello che tra due giorni dirà in Tribunale Innocent Oseghale, l'uomo nigeriano accusato di aver ucciso e fatto a pezzi la 18enne Pamela Mastropietro il 30 gennaio scorso in un appartamento di Macerata, prima di occultare il cadavere in due trolley. Umberto Gramenzi, avvocato dell'imputato, che difende insieme al collega Simone Matraxia, ha anticipato che Oseghale ha chiesto di essere sentito per confessare, per ammettere le sue responsabilità, ma sull'omicidio continuerà a proclamarsi innocente". Il presunto assassino, quindi, dovrebbe ammettere solo di aver orrendamente mutilato il corpo della ragazza, mentre continuerà a dichiararsi innocente dall'accusa di averla anche uccisa dopo averle venduto e fatto consumare droga nella sua abitazione.
Alla fine delle indagini, il procuratore capo Giovanni Giorgio e il sostituto Stefania Ciccioli hanno formulato nei confronti di Oseghale l'accusa di essere l'unico responsabile del macabro delitto: quel giorno avrebbe fatto entrare la ragazza nella sua casa, le avrebbe messo venduto l'eroina per poi violentarla; per finire, per non far scoprire la violenza, l'avrebbe assassinata con due coltellate al fegato e poi fatta a pezzi, lavandola con la candeggina e asportando alcune parti dove credeva si potessero trovare delle tracce degli abusi inflitti. Infine, l'avrebbe chiusa in due valigie abbandonandole sul bordo di una strada di campagna, dove sarebbe arrivato in taxi, a diversi chilomeri di distanza da Macerata.
La procura ha trovato materiale biologico di Oseghale sul corpo della ragazza, e le sue impronte sul sangue nella mansarda dove lei sarebbe stata uccisa e fatta a pezzi. Ciononostante anche venerdì, nell'interrogatorio da lui richiesto, il nigeriano continuerà a proclamarsi innocente. Sarà importante capire se se fornirà elementi nuovi a sostegno della sua teoria, tali da far emergere una diversa ricostruzione del delitto.