Omicidio Pamela Mastropietro, la mamma: “Oggi torniamo in Cassazione, per noi è una violenza”
A quasi sette anni dall'omicidio di Pamela Mastropietro, l'iter giudiziario sulla sua morte non si è ancora concluso. Oggi le parti torneranno per la terza volta in Cassazione, per un ricorso straordinario richiesto dai legali di Innocent Oseghale, condannato in via definitiva alla pena dell'ergastolo.
Il nuovo ricorso
Per gli avvocati di Oseghale nelle motivazioni dell'ultima sentenza di Cassazione (la seconda) ci sarebbe un errore di fatto nella lettura degli atti processuali che avrebbe inciso sulla decisione finale. I giudici infatti hanno ritenuto che l'uomo avesse ceduto dell'eroina a Pamela e che avesse atteso di arrivare alla sua abitazione per dargliela, così poi da poter approfittare del suo stato di alterazione per costringerla ad avere un rapporto sessuale. I legali di Oseghale hanno invece specificato nel loro ricorso, facendo riferimento alle sentenze precedenti, che l'imputato non aveva con sé l'eroina ma avrebbe contattato un suo connazionale (Desmond Lucky, condannato poi per spaccio). Per i difensori, quindi, verrebbe meno lo scenario presentato dagli ermellini, ovvero della cessione della droga e la conseguenza della violenza sessuale.
Le tappe del processo
Ed è proprio intorno alla violenza sessuale che si è concentrata gran parte della discussione nei diversi gradi di giudizio. Nel 2022 infatti la Cassazione si è pronunciata per la prima volta e ha confermato la condanna di Oseghale per l'omicidio ma ha disposto un nuovo giudizio per l'accusa di violenza sessuale. Il processo è passato quindi a Perugia dove la Corte d'Appello nel 2023 ha riconosciuto l'accusa di stupro e confermato l'ergastolo. Il 23 gennaio 2024 la Cassazione ha respinto il ricorso dei legali di Oseghale, confermando stavolta la pena dell'ergastolo.
La reazione della mamma di Pamela
"Sono stanca, sfinita da questo processo che sembra non finire mai. Dover tornare in aula per la nostra famiglia è una violenza ma lo faremo perché non intendiamo mollare". Alessandra Verni, la madre della 18enne uccisa, non si aspettava questo ennesimo colpo di scena. Pensava (e sperava) di aver messo la parola fine all'iter giudiziario con la seconda sentenza emessa dagli ermellini ormai quasi un anno fa. Invece a fine novembre è arrivata la notizia del nuovo ricorso presentato dai difensori di Oseghale.
E oggi dovrà tornare di nuovo a piazza Cavour, con a fianco suo fratello Marco Valerio Verni, avvocato che dall'inizio di questa triste storia difende la famiglia e la nipote. "Per noi non ci sono margini per dare seguito a questo ricorso, il presunto errore nelle motivazioni della sentenza non spostano di una virgola la dinamica di quel giorno. Speriamo che quello di oggi sia davvero l'ultimo atto" ha dichiarato l'avvocato e zio della giovane vittima.
"Tutto questo accanimento per noi è una tortura, stiamo ancora discutendo sulle sorti di un mostro che non dovrebbe mai uscire di galera" ha concluso Alessandra.