Omicidio Pamela, l’avvocato della famiglia: ‘Bene la sentenza ma si indaghi su Oseghale e legami criminali’
Pamela Mastropietro è stata violentata, uccisa e fatta a pezzi per essere richiusa in due trolley. La Corte d'Assise di Macerata non ha dubbi: Innocent Oseghale la uccise con due coltellate e nelle ore successive all'omicidio fece di tutto per nascondere l'atroce delitto, tentando di eliminare le tracce lavando il corpo smembrato di Pamela con ipoclorito di sodio e varichina. Nessuna overdose, scrive nero su bianco il presidente della Corte d'Assise Roberto Evangelisti nelle 57 pagine di motivazioni della sentenza emessa il 29 maggio 2019, che ha inflitto ad Oseghale la pena dell'ergastolo. "Il depezzamento del corpo era stato fatto lucidamente, freddamente e con precisione da parte di mano esperta". Non si è trattata quindi di un'operazione frettolosa con movimenti casuali per liberarsi il prima possibile del cadavere. Il dottor Tombolini, incaricato di effettuare l'autopsia il 1 febbraio 2018 darà conto di terribili mutilazioni a cui era stato sottoposto il corpo di Pamela, depezzato e amputato e lacerato in ogni parte.
Il commento dello zio di Pamela
"Siamo soddisfatti della sentenza perché è granitica nell'attribuire le responsabilità a Oseghale per tutti i reati a lui ascritti e prende in considerazione anche tanti aspetti che avevamo evidenziato fin da subito come la patologia psichiatrica di Pamela. Si tratta di una sentenza fatta con coscienza così come avevamo chiesto, fatta da magistrati che hanno vissuto anche loro diverse udienze pesanti e hanno visto lo scempio che è stato fatto sul corpo di Pamela". Ma resta una piccola nota dolente nelle motivazioni della sentenza. "Ci sembra alquanto strano – conclude l'avvocato Verni – che la stessa Corte riconosca una mano esperta in Oseghale poi però sia così sicura di escluderlo da qualsiasi organizzazione criminale perché l'istruttoria in tal senso non si è mai svolta. Non dimentichiamoci che Lucky Desmond e Awelima Lucky intercettati in carcere dicono che Oseghale sapeva come agire perché l'aveva già fatto altre volte".
Lo scempio sul corpo di Pamela
Oseghale non si è limitato solo a smembrare il cadavere della giovane dopo averla accoltellata. Ha infatti effettuato "un accurato lavaggio di tutti i resti con la varichina, cospargendo con l'ipoclorito di sodio anche i genitali e le labbra di Pamela". Una mossa che non può essere giustificata con il voler coprire l'odore dei resti umani, ma secondo i giudici si è trattato di un'attività per inquinare la prova omicidiaria. Alcune parti del corpo della ragazza non sono invece stati ritrovati, una mossa che secondo i giudici può essere sempre ricondotta alla volontà dell'imputato di depistare e indurre gli inquirenti verso la tesi della morte per overdose.
Il consumo di sostanze stupefacenti
Le analisi sul corpo di Pamela sono state ovviamente molto lunghe e complesse. I consulenti dei Pm, si legge nelle carte, hanno accertato la presenza di morfina nei capelli della giovane, elemento che indica l'assunzione di oppiacei circa nei due mesi precedenti della morte. "In altre parole, Pamela, pur trovandosi nella comunità terapeutica riusciva a procurarsi sia pur modesti quantitativi di stupefacente e non si era disintossicata completamente".