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News sulla morte di Pamela Mastropietro

Omicidio Pamela, le intercettazioni in carcere: “Oseghale avrebbe dovuto farla a pezzi e congelarla”

Intercettati in carcere Lucky Desmond e Awelima Lucky avrebbero detto: “Questa è una cosa da bambini, abbiamo già fatto cose terribili”.
A cura di Davide Falcioni
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"Oseghale avrebbe dovuto far sparire il cadavere tagliandone una parte a pezzettini da gettare nel gabinetto, e mangiando nel tempo il restante, dopo averlo congelato. Questa è una cosa da bambini, abbiamo già fatto cose terribili". Sono alcune delle intercettazioni effettuate in carcere nella cella in cui sono detenuti  Lucky Desmond e Awelima Lucky, co-imputati insieme a Innocent Oseghale dell'omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere della ragazza romana Pamela Mastropietro. A citare i raccapriccianti racconti dei due uomini è stato il giudice Giovanni Manzoni, nell’ordinanza con cui impone ai tre una nuova misura cautelare, sempre in carcere, per l’accusa di spaccio. Sempre in carcere i due hanno più volte parlato della loro attività di pusher e della vendita di eroina e marijuana, effettuata a Macerata nei pressi di una scuola superiore, alla stazione, ai giardini Diaz, e nella vicina Montecassiano, proprio nei pressi dell’albergo dove era ospitato Awelima.

In carcere inoltre Lucky Desmond avrebbe ammesso di aver dato a Innocent Oseghale l’eroina richiesta da Pamela: "Noi stiamo cercando sempre più soldi, perché vogliamo essere più ricchi". L'uomo, intercettato, si sarebbe vantato anche di essere stato un membro di un'organizzazione criminale in Nigeria, e di non essere mai stato catturato prima in Italia: se non ci fosse stato l'omicidio di Pamela non lo avrebbero mai preso.

A queste intercettazioni, che complicano ulteriormente la posizione degli imputati, si aggiungono le indagini condotte dalla Finanza, dalle quali è emerso che Oseghale ha movimentato con alcune carte postepay 26.776 euro, inviandoli in parte in Nigeria, e Desmond fino al novembre 2017 aveva spedito 1.371 euro a Fermo e in Austria, pur non avendo mai svolto un lavoro regolare in Italia. Inoltre i carabinieri hanno rintracciato diversi clienti dei tre nigeriani, che avrebbero più volte acquistato da loro gli stupefacenti. Le indagini sono comunque ancora in corso.

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