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News sulla morte di Pamela Mastropietro

Omicidio Pamela, i fermati non aprono bocca. La procura: “Poco collaborativi”

Desmond Lucky e Lucky Awelima, i due nigeriani fermati ieri dalla Procura di Macerata in relazione alla morte di Pamela Mastropietro, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
A cura di Giorgio Scura
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Sono stati "poco collaborativi", secondo fonti investigative, Desmond Lucky e Lucky Awelima, i due nigeriani fermati ieri dalla Procura di Macerata in relazione alla morte di Pamela Mastropietro. Awelima, 27 anni, assistito dall'avv. Giuseppe Lupi, ha riposto ad alcune domande del procuratore Giovanni Giorgio e del sostituto Stefania Ciccioli, poi si è  avvalso della facoltà di non rispondere. In particolare non ha spiegato perché se ne fosse andato da Macerata, dirigendosi a Milano, dove ha incontrato la moglie ospite di un centro di accoglienza in Lombardia, e dove lo hanno rintracciato i carabinieri. Anche Desmond Lucky, 22 anni, indagato da giorni a piede libero e fermato ieri, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere.

I due nigeriani fermati ieri per la morte di Pamela Mastropietro, per la quale è già stato arrestato Innocent Oseghale, sono stati sottoposti a rilievi dattiloscopici e biologici, prima di essere interrogati, due notti fa, dal procuratore della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio e dal sostituto contitolare dell'inchiesta Stefania Ciccioli, che hanno anche sentito altri cittadini nigeriani risultati coinvolti nella vicenda. Dalla comparazione dei dati acquisiti, ma anche da quelli ancora da acquisire, dei tre nigeriani e di quelli della 18enne romana, si attendono altri elementi per ricostruire la dinamica del delitto: il corpo di Pamela, fatto a pezzi e chiuso in due trolley, è stato trovato il 31 gennaio nelle campagne di Pollenza.

E' stato il telefono a mettere gli investigatori sulle tracce di Lucky Awelima, il 27enne nigeriano fermato ieri, insieme al 22enne Desmond Lucky. Lo conferma la stessa procura di Macerata, in una nota nella quale si spiega che l'esame dei primi dati forniti dagli esperti in materia telefonica ha permesso di "acquisire la ragionevole certezza" che il 30 gennaio scorso un terzo uomo, di cui gli investigatori non conoscevano l'identità, ma solo un nomignolo (Isha boy) datogli dagli altri due e corrispondente ad un numero telefonico registrato nella loro rubrica, era stato presente nell'appartamento di via Spalato 124, domicilio di Oseghale, dove Pamela sarebbe morta e sarebbe stata fatta a pezzi. Il telefonino aveva agganciato la cella telefonica corrispondente a quella dell'abitazione. Nella stessa giornata il terzo uomo aveva avuto "apprezzabili" contatti telefonici con gli altri indagati. I primi risultati delle perizie telefoniche sono arrivati nella notte tra il 9 e il 10 febbraio. Contestualmente gli investigatori hanno capito che il terzo uomo, ancora non identificato, si stava allontanando da Macerata, diretto verso la Lombardia. A quel punto la sua presenza e' stata ritenuta indispensabile ai fini delle ulteriori indagini anche di natura scientifica. Su disposizione del Procuratore di Macerata Giovanni Giorgio, sono scattati gli accertamenti per controllare i movimenti dell'utilizzatore del telefono, che e' stato individuato nella stazione ferroviaria di Milano in partenza la Svizzera, dove e' stato bloccato dai carabinieri di Milano, allertati dai colleghi di Macerata.

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