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Omicidio Nada Cella, sentito come teste il pm che indagò 26 anni fa: “Aspetti furono sottovalutati”

Continuano le indagini sull’omicidio di Nada Cella, uccisa nel maggio 1996 a Chiavari. Nei prossimi giorni potrebbe essere ascoltato il pm che indagò 26 anni e che archiviò poi tutto.
A cura di Chiara Ammendola
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L'omicidio di Nada Cella continua ad essere avvolto nel mistero, ma a 26 anni dal delitto della segretaria uccisa a Chiavari nel maggio 1996 le indagini continuano. E nella nuova inchiesta uno dei testimoni che sarà ascoltato in questi giorni è proprio il pubblico ministero Filippo Gebbia che indagò sull'omicidio e che poi archiviò il caso. 

A lui, come anticipato dall'edizione locale di Repubblica e dal Secolo XIX, chiederanno come mai vennero sottovalutati alcuni aspetti che oggi sono invece emersi nuovamente e che sembrano assumere un ruolo centrale nella vicenda, come la figura dell'unica indagata dell'epoca, Annalucia Cecere. La donna, ex insegnante il cui nome è stato nuovamente iscritto nel registro degli indagati nella nuova inchiesta riaperta grazie alla criminologa Antonella Pesce Delfino e all'avvocato della famiglia Sabrina Franzone, fu scagionata quasi subito. Questo nonostante i carabinieri avessero trovato alcuni bottoni a lei riconducibili simili a quello trovato sotto il corpo della segretaria che fu massacrata nello studio del commercialista Marco Soracco dove lavorava.

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Gli inquirenti avevano già ascoltato negli scorsi mesi dirigenti di polizia e carabinieri allora impegnati nell'inchiesta. E quello dei bottoni non è l'unico elemento sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti: 26 anni fa infatti si indagò anche sulla testimonianza di una mendicante, oggi morta, che aveva detto di avere visto la Cecere andare via da sotto lo studio con la mano sporca di sangue e fare agitato. Fornì pure un identikit: quando però i carabinieri le sottoposero diverse fotografie, non riconobbe Cecere. Infine le tracce di sangue sullo scooter che oggi sono state sottoposte ad analisi: al tempo, sebbene i carabinieri avessero chiesto e ottenuto l'autorizzazione ai sequestri, e avessero in mano dichiarazioni di testimoni sul motorino di Cecere, nessuno ordinò degli esami per analizzare le tracce di sangue. In attesa proprio del risultato delle analisi sulle tracce di sangue, sono previsti per fine febbraio i risultati dei vari test del Dna sui reperti recuperati nello studio di Soracco affidati al genetista Emiliano Giardina.

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