Omicidio Nada Cella, nessun processo dopo 28 anni: “La mamma ha detto: ‘Ha perso la giustizia, non noi’”
"Cosa succederà ora non lo so, perché non ho competenze sufficienti per rispondere a questa domanda, ma so che la riforma Cartabia è stata questo: ridurre il numero dei processi, invece di aumentare i magistrati per effettuarli. E a pagare è stata Nada". Così Antonella Delfino Pesce, la criminologa che nel 2021 ha portato con una tesi di laurea alla riapertura delle indagini sull'omicidio della 24enne Nada Cella, ha commentato a Fanpage.it la decisione del tribunale di Genova di non rinviare a giudizio la principale sospettata, l'ex insegnante Annalucia Cecere, accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi.
La richiesta di rinvio a giudizio era stata formulata anche per Marco Soracco, datore di lavoro della segretaria uccisa, e per sua madre Marisa Bacchioni, che avrebbero dovuto rispondere di false dichiarazioni al pubblico ministero e favoreggiamento. La sentenza di non luogo a procedere emessa stamani è stata ricondotta, come spiegato anche dalla criminologa, alla riforma Cartabia e motivata dal fatto che gli elementi raccolti dall’accusa stati considerati insufficienti ad arrivare a una "ragionevole previsione di condanna". Cecere, Soracco e la madre non erano presenti in aula.
"Oggi l'udienza preliminare serve al giudice per valutare se andare o meno a processo in base agli elementi che possano portare a una condanna. – spiega ancora Delfino Pesce – Evidentemente per la giudice (Angela Maria Nutini, ndr) non c'erano. Ma la mia prospettiva è diversa perché, prima di pensare a un'eventuale condanna, bisognerebbe fare il processo, visto che può essere un mezzo come un altro per far emergere anche solo una piccola parte della verità, che si costruisce un passo alla volta. Con la riforma Cartabia i processi che non possono portare a condanna sono stati eliminati, per snellire il sistema giudiziario. Ma, al contrario, questo va potenziato".
Ora la palla passerà alla Procura che dovrà decidere, quando tra 30 giorni verranno rese note le motivazioni della decisione della gup, se fare ricorso o meno alla Corte d'Appello. A oggi, dopo quasi 30 anni, ancora non si sa chi abbia ucciso Nada. "Ho incontrato dopo la signora Silvana (la mamma di Nada, ndr), ci siamo viste appena uscita dall'aula. – prosegue ancora Delfino Pesce – E mi ha detto solo: ‘Non abbiamo perso noi, ha perso la giustizia‘. Le persone vogliono la verità e la giustizia e questo processo era necessario proprio per evitare che venisse fatto al di fuori delle sedi preposte. I processi si devono fare, anche se non c'è la possibilità che ci sia una condanna", conclude.
L'avvocata Franzone a Fanpage.it: "Il processo lo meritavano famiglia e imputanti, grave sconfitta per la giustizia"
"Trovo che quanto successo sia gravissimo. Questo processo avrebbe dovuto essere celebrato per la sua complessità, per il rigore e l’onestà e rispetto delle regole che lo ha connotato. E perché lo meritavano tutti sia la famiglia, sia gli imputati. Silvana ha detto solo una cosa: "Non abbiamo perso noi, ha perso la giustizia”, dice a Fanpage.it l'avvocata della famiglia Cella, Sabrina Franzone.
"Non sono nella testa delle persone, non posso conoscere il pensiero di tutti, ma per molti questa è una grave sconfitta della giustizia. Per tutti quelli che si sono impegnati, che hanno creduto e messo la loro dedizione in questa cosa. Nada Cella non è morta perché è caduta per terra. Così passa un messaggio sbagliato, questo caso non doveva finire così", aggiunge.