Omicidio Nada Cella, nelle confidenze a un frate e nelle parole dei testimoni nuove rivelazioni su Cecere
Emergono nuovi dettagli sul caso dell'omicidio di Nada Cella, la segretaria 26enne uccisa nello studio del commercialista Marco Soracco, per cui lavorava, a Chiavari il 6 maggio 1996.
Dopo la chiusura delle indagini, riaperte nel 2021, la Procura di Genova ha presentato alcune settimane fa richiesta di rinvio a giudizio per l'allora 28enne Annalucia Cecere, la principale sospettata dell'omicidio.
Le confidenze della madre di Soracco a un frate capuccino
Se Cecere venisse portata a processo, come chiesto dalla pubblico ministero Gabriella Dotto, sul banco dei testimoni potrebbe salire anche un religioso, frate Lorenzo, del convento dei capuccini di Chiavari, che ascoltò alcune confidenze della madre di Soracco, Marisa Bacchioni, fuori dal vincolo della confessione.
Anche per il commercialista e sua madre è stato chiesto il processo per false dichiarazioni fornite agli inquirenti durante la fase delle indagini.
Come ricordato durante la puntata del programma Mediaset Quarto Grado, Bacchioni disse al cappuccino che il figlio era innocente e che a uccidere era stata una donna invaghitasi di lui, gelosa della vicinanza tra Cella e il commercialista, e che la signora definisce anche “poco seria”. Di questa donna però né la madre né il figlio avevano mai parlato agli inquirenti.
Il racconto degli altri testimoni
Dalle carte emergono molte testimonianze importanti e su cui si potrebbe giocare il futuro processo (l'udienza preliminare è fissata al prossimo 15 febbraio), visto che manca la "prova principe", quella del dna. Tra i racconti raccolti c'è quello di una donna a cui la Cecere avrebbe confidato di aver fatto proposte matrimoniali a Soracco e che si sarebbe anche presentata in ufficio per per cercare lavoro, ma la segretaria, Nada, l'avrebbe liquidata con “aria di superiorità” e “con un’occhiataccia” .
Avrebbe anche raccontato di aver visto la sospettata, che di solito usciva di casa in tarda mattinata, lasciare la sua abitazione in sella al motorino alle 7.30 del mattino il giorno del delitto. Poi, nei giorni successivi, avrebbe steso una gran quantità di indumenti e accessori, "tra i quali un giubbotto, un paio di jeans, delle scarpe e stracci”.
Ci sono anche una madre e un figlio che all'epoca dissero di aver visto una ragazza in motorino nei pressi dello studio di Soracco e la donna l’avrebbe riconosciuta come tale "Anna", residente nelle vicinanze. Un'altra testimone, una signora anziana, telefonò a un avvocato e alla madre di Soracco, parlando di una donna sporca di sangue. Soracco, nel consegnare a suo tempo le registrazioni agli inquirenti, avrebbe definito quella telefonata poco attendibile.